Sono molti i reperti antichi che “minacciano” la storia quale noi la conosciamo, essi sembrano dimostrare l’esistenza di antichissime civiltà molto più evolute di quanto “dovrebbero” essere.
Un esempio sono le statuette Nomoli, ossia statuine di esseri che paragonati all’uomo attuale, paiono deformi e/o antropomorfi. Furono scoperti per caso a cavallo degli anni ottanta e novanta del secolo scorso (XX° secolo) e portate alla conoscenza del mondo occidentale dal geologo italiano Angelo Pitoni. Ritrovate per caso in Sierra Leone, e datate ufficialmente intorno al 15 mila a.C. (circa 17 mila anni fa). Queste statuine furono scoperte in un sito alluvionale dove si stavano estraendo diamanti a circa 12 metri di profondità.
Tali statuine sono prevalentemente in granito, dato confermato da analisi effettuate dal Museo di Storia Naturale di Vienna e, sono state fatte risalire, dopo un’analisi al C-14, a un periodo compreso tra gli 11.000 e i 12.000 anni ( che si tratti di 17.000 anni fa oppure di 12.000, non cambia la questione di fondo). Un periodo in cui l’uomo non scolpiva granito in forma di statue. Considerando che la più antica arte della Sierra Leone risale a 400 anni fa e quella dell’Africa occidentale risale a non più di oltre 1000 anni fa. I locali indigeni chiamano tali statuine “uomini in pietra come gli angeli che Allah scagliò nell’abisso”. Questo ci porta a una raffigurazione dei mitici “angeli caduti” di cui si parla in varie culture.
La cosa sorprendente, oltre alla precisa fattezza con cui sono state costruite (se si pensa che sono alte appena pochi cm.) è che alcune sono al loro interno completamente cave, cosa assai improbabile per la tecnologia che la storia attribuisce a quel periodo storico. Ancora più stupefacente è che al loro interno, in alcune di esse, sono state rinvenute piccole sfere d’acciaio, una lega questa (di ferro e carbone) che “ufficialmente” l’uomo ha scoperto solo pochi secoli fa. Com’è possibile dunque che all’interno di queste statuette ci sia stato dell’acciaio, e chi l’ha messo?
Le radiografie alle statuette dimostrano che le sfere di acciaio si trovavano dentro a codesti manufatti quando erano ancora “sigillati”, ossia prima che gli scopritori praticassero dei piccoli fori alla loro base per far uscire questa cosa che sentivano tintinnare all’interno.
Alcune di queste statuine sono custodite all’interno del British Museum di Londra e al Musèe de l’Homme di Parigi, dove non sono stati gli esperti, in grado di attribuirle a nessuna cultura africana conosciuta. Velocemente i “Nomoli” sono stati messi nel dimenticatoio, esattamente come costantemente è fatto nei confronti di tutto ciò che non asseconda la versione ufficiale della storia umana. Come direbbe Charles Fort: sono dati dannati alla scienza. I Nomoli, hanno la caratteristica di avere una grande testa, che appare sproporzionata rispetto al resto del corpo, con occhi prominenti e sfuggenti, tanto che esiste qualcuno che assicura che gli occhi sono simili ai rettili, anche se a onor del vero sembrano avere occhi del tutto umani, seppure abnormi.
E’ da notare anche la rassomiglianza tra “Nomolo” e “Nommo”, nome quest’ultimo che identificherebbe esseri spaziali con scafandro, provenienti da Sirio B e che sarebbero atterrati in un lontano passato, da un oggetto a forma di “uovo”, proprio in quella zona d’Africa. Storia che conoscono e sostengono benissimo i Dogon, appartenenti a una antica stirpe e tribù, che abita tutt’ora la Repubblica del Mali.
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