giovedì 31 luglio 2014

Pedra Gàvea, la sfinge dimenticata.

Brasile
Una leggendaria montagna, un volto scolpito a guardia di un sepolcro fenicio o incisione di origine non naturale? Misteriose iscrizioni sembrano fornire gli indizi di un'antica lingua estinta.



    
Tra San Corrado e Barra di Tijuca, presso Rio de Janeiro, una leggendaria montagna con il volto di un antico gigante si innalza a 842 metri sopra il livello del mare. Quando il Brasile venne scoperto, gli esploratori portoghesi diedero alla pietra il nome di Gávea e la utilizzarono come punto di osservazione per le caravelle in arrivo. L'enorme roccia, circondata da un'esuberante vegetazione autoctona, ha stimolato l'immaginazione sia del pubblico che degli storici attraverso i secoli.
Su uno dei suoi lati spiccano antiche iscrizioni apparentemente non di origine naturale, rappresentanti un vero rompicapo archeologico: da anni, infatti, nessuno, riesce a capire chi o perché le abbia realizzate. Secondo Pedro Lacaz do Amaral, esperta guida alpinistica dell'associazione Live To Climb, che ha scalato la roccia numerose volte, la pietra dovrebbe essere il luogo di sepoltura di un antico re fenicio. Amaral ritiene si tratti di una leggenda molto conosciuta tra i Brasiliani e, a suo avviso, le incisioni sulla rupe non possono essere state provocate da agenti atmosferici o dalla naturale erosione del tempo.
La Testa dell'Imperatore
Le prime testimonianze sull'insolito sito risalgono al XIX secolo. In quel periodo alcuni "segni" rinvenuti su un lato della roccia richiamarono l'attenzione dell'Imperatore Don Pedro I. Tuttavia, suo padre Joáo VI, re del Portogallo, aveva già ricevuto da un religioso una relazione in cui si faceva riferimento a misteriose iscrizioni risalenti a prima del 1500, epoca in cui il Brasile venne scoperto. Negli anni che seguirono, furono condotte alcune ricerche, fino al 23 Marzo 1839, quando nella sua ottava sessione straordinaria, l'Istituto Geografico e Storico del Brasile decise che la Pietra di Gávea e le sue iscrizioni dovevano essere analizzate accuratamente.
Venne costituita una commissione e, a distanza di 130 anni - come riportato da "O Globo", uno dei maggiori quotidiani brasiliani, su cui apparve l'inchiesta - il rapporto affermava che essi avevano "visto le iscrizioni ed anche alcune depressioni, causate da fattori naturali". Tuttavia, chiunque osservi tali segni da vicino converrà che un fenomeno naturale ne avrebbe difficilmente potuto causare la comparsa.
Nessuno avrebbe più parlato della roccia ufficialmente, fino al 1931, quando un gruppo di escursionisti formò una spedizione per scoprire la tomba di un re fenicio salito al trono nel 856 a.C. Vennero compiuti alcuni scavi amatoriali, ma senza esito. Due anni più tardi, nel 1933 e in seguito nel 1937, altre due spedizioni stavolta composte da un centinaio di partecipanti si calarono, usando delle funi, all'altezza degli occhi della figura nel tentativo di constatare l'autenticità o meno della leggenda.
Iscrizioni Fenicie?
Nel 1946, secondo un articolo risalente al 1956, il Centro Escursionistico Brasiliano conquistò l'orecchio destro della testa, situato in una posizione molto difficile da raggiungere, giacché, con un'inclinazione di 80 gradi rispetto al terreno, un solo errore per gli scalatori risulta fatale, provocando una caduta libera di circa 20 metri. Nell'orecchio della testa monumentale si trova l'entrata di una grotta che conduce ad una caverna sotterranea lunga e stretta che attraversa tutta la roccia fino all'altra estremità. Nel 1972 alcuni rocciatori della Equipe Neblina scalarono la Paredáo do Escaravelho, la parete est della testa, e si imbatterono nelle iscrizioni che si trovano a circa 30 metri più in basso rispetto alla sommità, in un punto estremamente scosceso. Sebbene Rio presenti un tasso annuale di precipitazioni piovose molto alto, le iscrizioni erano ancora quasi intatte. Nel 1963 l'archeologo Bernardo A. Silva Ramos, le tradusse così: LAABHTEJ BAR RIZDAB NAISINEOF RUZT, che, letto al contrario risulta: TZUR FOENISIAN BADZIR RAB JETHBAAL, ovvero: TIRO FENICIA, PRIMOGENITO DI JETHBAAL.
Queste, solo alcune delle circostanze che fatto nascere numerose leggende sulla roccia. La grande testa con due occhi (non molto profondi e non comunicanti tra loro) e orecchie; le enormi rocce sulla sommità della testa, simili a una sorta di corona o di un ornamento; una grande cavità a forma di portale nella parte nord-est della testa, alta 15 metri, larga sette e profonda due; un osservatorio nella parte sud-est, simile ad un dolmen e contenente incisioni; un punto culminante somigliante ad una piccola piramide, formato da un singolo blocco di pietra, al vertice della testa; le controverse iscrizioni sulla parete rocciosa; alcune altre piccole iscrizioni che ricordano serpenti, raggi solari, sparse su tutta la cima del monte; e la posizione di un presunto naso che sarebbe crollato molto tempo fa.
Una scoperta da tenere segreta
Roldáo Pires Brandáo, presidente dell'Associazione Brasiliana di Speleologia e Ricerca Archeologica di Rio, ha dichiarato: "Si tratta di una sfinge scolpita nel granito dai Fenici, con volto umano ed il corpo di un animale disteso. La coda deve essere caduta a causa di erosioni nel tempo. La roccia, vista da lontano, possiede la magnificenza dei monumenti faraonici e riproduce, in uno dei suoi lati, il volto severo di un patriarca" (fonte: O Globo). Sappiamo che nell'856 A.C. Badezir prese il posto di suo padre sul trono reale di Tiro. Forse la Pietra di Gávea è la tomba di quel re? A Niterôi, Campos e Tijuca sono stati ritrovati altri siti che confermerebbero l'effettiva presenza dei Fenici nella zona. In un'isola a largo della costa di Paraéba, Stato del Brasile molto distante da Rio, sono state scoperte alcune rocce ciclopiche e le rovine di un antico castello con enormi sale, lunghi corridoi e passaggi.
Secondo alcuni esperti il castello sarebbe una delle vestigia lasciate dai Fenici; altri non concordano. Robert Frank Marx, archeologo americano intenzionato a scoprire le prove di navigazioni trans-oceaniche di epoca pre-Colombiana in Brasile, iniziò nell'Ottobre 1982 una serie di immersioni nella baia per individuare una nave fenicia naufragata e provare che le coste brasiliane erano state esplorate da civiltà orientali, in tempi remoti. Non trovò il vascello, ma quello che scoprì è di immenso valore. A questo proposito il quotidiano O Globo scrive: "Il caso delle terrecotte fenicie nella Baia di Guanabara è stato trattato con estrema segretezza ed il loro ritrovamento è stato svelato solo un anno dopo, nel 1978, tramite informazioni molto vaghe. Il nome del sommozzatore che ha rinvenuto i dodici reperti archeologici è stato rivelato solo ieri, dopo una conferenza al Museo Marittimo, dal presidente dell'Associazione Professionale per le Attività Subacquee, Raul Cerqueira". Tre i vasi ritrovati. Uno restò nelle mani di José Roberto Teixeira, il sub che scoprì i vasi; gli altri due andarono ai Marines. I pezzi, della capacità di 36 litri, dovrebbero essere sotto stretta sorveglianza del governo brasiliano.
L'ingresso di Agartha
Alcuni sostenitori dell'esistenza del leggendario regno di Shambalah, un vasto impero sotterraneo contenente migliaia di abitanti e la cui capitale sarebbe la mitica Agartha, sostengono che il nostro mondo abbia luoghi d'accesso segreti situati in alcune zone del pianeta. Secondo loro, in Brasile vi sarebbero tre entrate che conducono ad Agartha: Le Sette Città di Piaué, le Montagne di Roncador (MT) e... la Pietra di Gávea. Il portale trovato sul lato sinistro, visibile dal basso, a 800 metri di distanza, potrebbe costituire l'entrata per tale mondo. Vi sono resoconti di scalatori che affermano di aver visto delle luci filtrare attraverso le fessure intorno ai lati della pietra incastrata nel portale, o presunta porta, che ostruisce l'ingresso ad Agartha.
Secondo la mitologia persiana, in corrispondenza dei punti cardinali della Terra esistono quattro stelle guardiane del cielo e la Pietra di Gávea sarebbe sotto la loro protezione, esse sono: Aldebaran a Est, Fomalhaut a Sud, Regulus a Nord ed Antares a Ovest. Alcuni ritengono che la pietra sarebbe protetta da poteri cosmici non appartenenti alle forze divine nè alle forze maligne note all'uomo.

Nel 1937 due scienziati furono ricoverati in una clinica dopo aver trascorso una notte sulla montagna, dove giurarono di aver visto un'insolita luce verde fuoriuscire dalle fessure intorno al portale, attraverso le quali scorsero diverse statue dalle fattezze umane. Sebbene vi siano valide prove del fatto che la pietra fosse effettivamente un qualche tipo di segnale e che quindi meriti di essere sottoposta ad uno studio più approfondito, il sito resta principalmente una meta per escursionisti, turisti e ricercatori. Se essa sia stata o meno la tomba di Badezir o rappresenti l'ingresso per il leggendario regno di Agartha è difficile stabilirlo. La zona è in parte ancora inesplorata e numerosi interrogativi non sono stati ancora sciolti. Chi saranno stati gli autori di un monumento così grandioso? Potrebbe essere stato il medesimo popolo che scolpì le linee di Nazca o edificò le mura sommerse di Bimini nelle Bahamas? I costruttori sono stati forse i Fenici? E se lo erano, come riuscirono ad attraversare l'oceano? Il mistero permane, mentre il volto di un gigante nascosto continua a guardare il sorgere del Sole, come in attesa che qualcuno riesca a svelare i suoi segreti.



martedì 29 luglio 2014

La più antica scrittura indecifrata della Terra


Una antica scrittura indecifrata è stata pubblicata su Internet dagli studenti dell ‘Università di Oxford, con l’intenzione di ottenere un aiuto da parte del pubblico in generale.


scrittura antica
E’ la scrittura proto-elamita e conterrebbe simboli chiamati protoelamiti, che sono stati utilizzati 5000 anni fa in una regione che ora appartiene all’ attuale Iran.
Le tavolette di argilla con una antica indecifrata scrittura potrebbe essere la lingua scritta più antica della Terra, almeno per ora. Secondo i ricercatori il problema nella decodificazione dei simboli e’ da attribuirsi agli errori di scrittura o da quello che potremmo considerare degli errori di ortografia antica che rendono difficile l’interpretazione delle scritture.
Scritture e geroglifici indecifrabili, appaiono anche sulla Pietra di Ingà in Brasile, un monolite con delle iscrizioni che non furono mai decifrate sul quale è ancora possibile vedere la roccia senza sapere che significa e chi ha fatto tali iscrizioni.
scrittura Rongorongo
scrittura Rongorongo
La tavoletta di Rongorongo e’ stata scoperta sull’Isola di Pasqua nel 1860, quando i primi missionari arrivarono sull’isola dove trovarono delle tavole incise con disegni che nessuno fu in grado di interpretare.
Gli stessi abitanti avevano riferito che nessuno sull’isola conosceva il significato delle incisioni poichè tutti i saggi dell’isola erano stati catturati dai mercanti di schiavi provenienti dal Perù, motivo per cui le tavolette sono state utilizzate dagli abitanti di Rapa Nui per il trasporto di merci su strada e come legna da ardere per cui nel IXX tardi quasi tutte le tavolette sarebbero scomparse.
Pietra di Ingá
Pietra di Ingà in Brasile
Oggi si è riusciti a salvare una delle antiche tavolette dell’ Isola di Pasqua ed i ricercatori sono stati in grado di scoprire che si tratta di una scrittura che si legge da sinistra a destra in modo lineare, ma alla fine di ogni riga si deve ruotare la tavoletta di 180 gradi per continuare a leggere le incisioni. Alcuni dei ricercatori della scrittura Rongorongo, sostengono che è la prima scrittura uniforme e ben strutturata in tutta l’Oceania, che rappresenta figurine antropomorfe e una varietà di animali terrestri, tra cui gli uccelli e degli animali acquatici, figure di ganci, simboli celesti e una vasta varietà di altri oggetti. Il significato di questa antica scrittura non poteva essere decifrato anche se alcuni dei suoi simboli e altre iscrizioni sono state scoperte in altre parti del mondo.
Enigmi che non potevano essere decifrati forse un giorno forniranno qualche messaggio all’umanità, un messaggio proveniente dalle prime civiltà umane della storia, in modo che abbiano una importanza vitale per molti archeologi e ricercatori che cercano la risposta desiderata per le domande senza risposta; perché siamo qui? da dove veniamo? dove stiamo andando?

Russia – rinvenuto chip alieno di 450 milioni di anni ?

Russia – rinvenuto chip alieno di 450 milioni di anni?


Nella regione di Kuban in Russia, un insolito ritrovamento archeologico, che ha fatto parlare di un ” chip alieno “.


chip alieno russia
Alcuni pescatori locali della città di Labinsk, nella regione di Kuban in Russia, sono stati protagonisti di un insolito ritrovamento archeologico, che ha fatto parlare di un ” chip alieno “.
Si tratta infatti di un anomalo oggetto molto simile ai moderni chip elettronici, incastonato dal tempo nella superficie di una pietra.
I pescatori hanno presentato il ritrovamento all’analisi del Istituto di Ricerca sulle Nanotecnologiee i nuovi materiali dell’Università Tecnica Statale russa, che ha determinato che l’età del chip è di circa 450 milioni di anni.

                                                           il video:


FONTE:
Redazione velodimaya.net

ENIGMATICI CRATERI COME QUELLO APPARSO IN SIBERIA ESISTONO ANCHE SULLA LUNA

Misteriosi sinkhole si trovano non solo sul pianeta Terra, ma anche disseminati sulla superficie della Luna. Con l'aiuto delle immagini scattate dalla sonda Lunar Reconnaissance Orbiter (LRO), gli scienziati della NASA cercano di capire quale fenomeno si nasconde dietro questi enigmatici fori giganteschi, decisamente diversi dai milioni di crateri che ricoprono la Luna.

sinkhole-luna-terra-siberia
Sebbene la superficie della Luna è ricoperta da milioni di crateri da impatto, le immagini scattate dalla sonda Lunar Reconnaissance Orbiter (LRO) hanno rivelato l’esistenza di più di 200 fifanteschi fori, che in alcuni casi potrebbero essere le porte di accesso a grotte sotterranee.
La sonda LRO è impegnata nella ricerca di questi strani buchi fin dal 2009. Si tratta di pozzi dalle pareti molto ripide, con diametri che posso variare da un minimo di 5 metri, fino ad un massimo di 900 metri.
Sul fondo della maggior parte dei pozzi è stata osservata una sorta di stagno di lava solidificata, probabilmente originata da flussi sotterranei di centinaia di chilometri di roccia liquefatta a seguito di impatti meteoritici.
“È possibile che i pozzi si formino dopo il crollo di un tetto di una galleria sotterranea, forse dovuto alle vibrazioni generate da un impatto meteorico ravvicinato”, spiega sul sito della Nasa Robert Wagner dell’Arizona State University. Tuttavia, come egli stesso ha ammesso, le foto di LRO offrono pochi indizi per ipotizzare una qualsiasi causa particolare.
I vuoti potrebbero essersi creati quando la roccia fusa scorreva sotto la superficie lunare; sulla Terra, i tubi di lava si formano quando il magma scorre sotto la crosta solidificata. Lo stesso processo potrebbe verificarsi anche sulla Luna, particolarmente in un grande cratere da impatto, il cui raffreddamento può durare anche centinaia di migliaia di anni.
“L’idea, naturalmente, sarebbe quello di inviare una sonda all’interno di uno o due pozzi, così da ottenere una buona osservazione di ciò che c’è sul fondo”, aggiunge Wagner. “Per loro natura, i pozzi non possono essere esplorati molto bene dall’orbita. Le pareti inferiori e tutte le grotte contigue al pavimento semplicemente non sono visibili”.
“Anche un paio di foto scattare al livello del suolo potrebbero rispondere a molte delle domande in sospeso circa la natura dei pozzi”, continua Wagner. “Attualmente, siamo nelle fasi iniziali di un progetto per esplorare uno dei più grandi pozzi di Marte”.
Oltre ad essere un intrigante fenomeno geologico, i pozzi della Luna potrebbero avere anche un’utilità pratica nell’ambito dell’esplorazione lunare. “Offrirebbero un importate supporto all’attività umana sulla Luna”, dice ancora Wagner.
Un habitat collocato in un pozzo, idealmente alcune decine di metri sotto una sporgenza, fornirebbe un luogo molto sicuro per gli astronauti: nessuna radiazione, niente micrometeoriti, pochissima polvere, e nessuno sbalzo selvaggio di temperatura tra la notte e il giorno”.
Lanciata il 18 giugno 2009, LRO ha raccolto un vero tesoro di dati grazie ai suoi sette potenti strumenti di bordo, rendendo un prezioso contributo alla conoscenza della Luna. LRO è gestita dal NASA Goddard Space Flight Center di Greenbelt, nel Maryland, per il Science Mission Directorate della NASA di Washington.

lunedì 28 luglio 2014

COSA ACCOMUNA GOBEKLI TEPE A MAD MAX?

di O.Felace

“Non ho idea di quali armi serviranno per combattere la terza Guerra Mondiale, ma la quarta sarà combattuta coi bastoni e con le pietre.” (Albert Einstein)

La scienza ufficiale trova impossibile che uomini del neolitico possano aver eretto megalitici monumenti, tra i quali le piramidi e la Sfinge.
Come potevano averla costruita oltre 12.000 anni fa?
Ciò è sicuramente normale, se si è convinti che 12000 anni fa si era nel neolitico. Ma se invece il neolitico che conosciamo noi fosse in realtà un’era post-industriale? Post-moderna o post-atomica? Ci troveremmo certo di fronte ad un’umanità che vive in piccoli agglomerati e che conosce a malapena l’agricoltura, come mostrano alcune saghe fantascientifiche come Mad Max, Water world o Ken il guerriero









Le tesi dei ricercatori, tra i quali eminenti geologi, che considerano tali monumenti opera di una civiltà vissuta prima della nostra, purtroppo cancellata alla fine dell'ultima era glaciale, sono state e sono ritenute eretiche e, ovviamente, denigrate da tutti gli accademici.
È consuetudine, infatti, per costoro, una volta ufficialmente accettata la teoria di un eminente e illustre collega, di non considerare tutto quanto emerge nei sopralluoghi successivi, neanche le eventuali rettifiche a probabili errori di valutazione.
Essi continuano a sostenere la teoria accettata come avessero un paraocchi che impedisce di allargare la visione dell'insieme, comportandosi di conseguenza come chi avversò, al tempo, la teoria Copernicana.
Poi, talvolta, dalle sabbie del tempo riemerge qualcosa che confuta tutte le certezze; qualcosa che riscrive intere pagine della storia umana e costringe gli accademici a retrocedere dalle loro convinzioni o a restare in silenzio, considerando mestamente quanto fin a quel momento era ritenuto "eresia".
Siti come Nevali Cori e Catal Huyuk, avevano già fornito prove concrete di insediamenti altamente civilizzati 9.000 - 10.000 anni fa confutando già la tesi ufficiale che l'agricoltura avesse preceduto la civilizzazione e non il contrario.
La scoperta di Göbekli Tepe, in lingua turca "collina dell'ombelico", nel sud-est della Turchia, negli altopiani dell'Anatolia, è una di quelle dovute al puro e semplice caso fortuito e rappresenta la prova inconfutabile della presenza di una comunità ben organizzata 13.000 anni fa, come emerge dalla datazione al radiocarbonio. Costituisce quindi quel "qualcosa" che gli accademici non si aspettavano assolutamente di trovare.
Göbekli Tepe consiste in un complesso di templi megalitici situati sopra una collina artificiale di circa quindici metri e un diametro di trecento; sopra un pianoro che domina la valle di Harran nei pressi di Sanliurfa, fra il Tauro e il Karaca Dag.
Il ritrovamento risale al 1994, ma ci sono voluti più di sedici anni per affermare che si tratta di un sito risalente all'11.000 a.C.
Gli scavi hanno riportato alla luce un complesso tempio megalitico che ha spinto alcuni di quegli eminenti archeologi a considerarlo, anche se solo allegoricamente, come il possibile sito del favoloso "Giardino dell'Eden". Nonché a porsi alcune domande che non forniranno a breve risposte certe.
Chi lo ha costruito?
Uomini delle grotte? Alieni? O quella tanto nominata "prima civiltà" andata, forse non tanto misteriosamente, perduta?
Le rovine di Göbekli Tepe antiche di 13.000 anni, che ufficialmente non dovrebbero esistere, hanno obbligato l'archeologia ufficiale a riesaminare le teorie riguardo al mondo antico e alle popolazioni esistenti all'epoca; evidentemente più avanzate dal punto di visto tecnologico rispetto a quanto finora ipotizzato.
Questo a causa dell'attuale modo di considerare la preistoria.
Costruzioni complesse ed elaborate come quelle di Göbekli hanno trovato accademici non ancora preparati a considerare la possibilità che l'intero complesso possa essere stato eretto da una perduta civiltà che popolava la Terra prima di noi, spazzata via, forse, a causa dello scioglimento dei ghiacci durante la fine dell'ultima era glaciale o per la caduta di un grosso asteroide.
La conseguenza di tali deduzioni e la datazione al carbonio, che sposta il complesso di Gobelki Tepe all'11000 anni a.C., spingono a riconsiderare l'età della Sfinge suggerendo che possa essere ancora più antica; avvalorando la ricerca condotta negli anni settanta e ottanta da John Anthony West, attraverso la quale concluse che la Sfinge era di gran lunga più antica di quanto gli archeologi ortodossi erano preparati ad accettare e ci fossero anzi buone probabilità che potesse essere stata costruita da una civiltà perduta nella notte dei tempi.
In un recente studio, titolato "Aspetti geologici sui problemi di datazione della grande costruzione egizia, chiamata, Sfinge", pubblicato nel 2008, sono state presentate prove che retrodatano la costruzione del monumento a oltre 10.000 anni fa, nel Pleistocene.
Benché l'archeologia ufficiale insista con la tesi che vede la Sfinge come il monumento dedicato al faraone Chefren, adesso molte evidenze collocano l'edificazione del monumento al 10.500 a.C., in pratica nello stesso periodo in cui fu edificato il complesso di Gobelki Tepe. Cioè nel periodo in cui la terra venne colpita da un asteroide di incredibili dimensioni.
Pertanto ecco manifestarsi la tesi secondo la quale una "perduta" civiltà che abitava lungo le aree costiere del mondo antico possa avere costruito la Sfinge, le piramidi e quant'altro; un popolo erroneamente considerato composto solo da cacciatori-raccoglitori, ossia "uomini delle caverne", che popolavano la regione nord-mediorientale tra 12.000 e 13.000 anni fa.
Secondo l'archeologo tedesco Klaus Schimdt, che da anni segue gli scavi sul sito di Göbekli, si trattava di una civiltà che aveva sviluppato una cultura religiosa, un'architettura avanzata concettualmente, nonché una forma sociale estremamente moderna.
Schmidt ritiene che il tempio di Göbekli meriti un'altra considerazione "Per costruire un posto come questo, i cacciatori devono essersi riuniti in gran numero. Dopo avere finito l'edificio, probabilmente si stabilirono nella regione, accumunati dal culto religioso. In seguito scoprirono che non era sufficiente il sostentamento alimentare per tante persone sebbene l'attività di caccia e raccolta fosse regolare. Quindi iniziarono la coltivazione del terreno promuovendo l'agricoltura e l'allevamento. Raggrupparsi in un insediamento permanente poteva essere stata semplicemente un'esigenza per il sostentamento, oltre a una difesa contro predatori e condizioni atmosferiche avverse."
In effetti le pianure dell'Anatolia sono state la culla dell'agricoltura.
Il primo allevamento di suini addomesticati è stato rilevato a Cayonu, a sole sessanta miglia di distanza.
Anche ovini, bovini e caprini sono stati addomesticati per la prima volta nella Turchia orientale.
Il frumento di tutto il mondo discende da una specie di Farro coltivato nel territorio di Göbekli. Lo stesso dicasi per altri cereali quali la segale e l'avena.
Oggi il paesaggio che circonda le misteriose pietre di Göbekli è arido e brullo, ma un tempo era popolato da grandi quantità di selvaggina, percorso da fiumi ricchi di pesce, sorvolato da stormi d'uccelli; costellato da verdi prati, boschi e frutteti.
Circa 10000 anni fa, il deserto curdo era un luogo paradisiaco dice Schmidt; per questo motivo lo indica come un Eden.
Dobbiamo considerare che le ricerche della culla della civiltà ci portano nell'est asiatico, dove numerose sono le testimonianze di una vita organizzata in villaggi che praticavano l'agricoltura, l'addomesticamento degli animali, la tessitura, l'estrazione e la lavorazione dei metalli, molto tempo prima che tali attività facessero la loro comparsa in terra mesopotamica.
Dalle indagini risulta che l'attuale deserto situato fra il Turkmenistan e l'Uzbekistan, era un tempo un territorio agricolo, irrigato a mezzo di canali, con molte oasi e terreni adibiti alla coltivazione del frumento e dell'orzo.
Innumerevoli le prove storiche di quanto asserivano gli scrittori della Bibbia, quando parlavano dell'Eden, descrivendo l'angolo dell'Anatolia.
Nel Libro della Genesi, è indicato che l'Eden è a ovest dell'Assiria; Göbekli si trova in tale posizione. Che è attraversato da quattro fiumi, tra cui il Tigri e l'Eufrate. E Göbekli si trova tra due di questi.
Un libro dell'Antico Testamento parla dei bambini di Eden, che abitavano a Thelasar, una città nel nord della Siria, nei pressi di Göbekli.
Infine Eden è una parola che deriva dalla lingua sumera e significa pianura. Göbekli si trova nella pianura di Harran.
In base a questi motivi l'archeologo Schmidt considera Göbekli Tepe, il luogo dove era stato eretto un tempio nel paradiso perduto.
Göbekli nasconde anche un mistero che potrebbe essere terribile.
Pochi anni fa, gli archeologi rinvennero presso Cayonu un mucchio di teschi umani, trovati sotto una lastra d'altare, tinta con sangue umano.
Forse la prima prova di sacrifici umani; cosa che può essere avvenuto anche a Göbekli Tepe dato che, senza motivo o un perché, intorno al 8000 a.C., il sito fu deliberatamente sepolto sotto migliaia di tonnellate di terra, insieme a tutte le sue meravigliose sculture di pietra, creando le colline artificiali sulle quali il pastore curdo camminava nel 1994.
Ad oggi sono state riportate alla luce cinquanta pietre, alte da uno a quattro metri, a forma di "T", disposte in cerchi aventi un diametro da cinque a dieci metri. Intorno panchine scavate nella roccia, terrazze, nicchie e muri di mattoni di fango essiccato.
Indagini geo-magnetiche hanno rilevato altre 250 pietre ancora sepolte e altri quindici complessi monumentali.
I cinquanta pilastri alti tre metri, di un complesso che risulta essere l'opera monumentale più antica e fulcro della vita religiosa della città, portano bassorilievi con sculture che raffigurano piante ed animali; fra i quali gru, scorpioni, cinghiali, leoni, serpenti, anatre, tori e vacche.
Per adesso non sono stati ritrovati resti di abitazioni.
Alla stessa profondità delle costruzioni sono stati trovati raschiatoi in pietra e punte di freccia con ossa di animali selvatici, semi e legno carbonizzato; reperti che denunciano un insediamento stabile.
Le oltre 100.000 ossa ritrovate appartengono a animali macellati e cucinati sul posto. Tra essi gazzelle, pecore, cinghiali, cervi rossi e moltissimi uccelli.
Secondo gli esperti si può supporre un culto di tipo sciamanico.
Anche per Schmidt l'imponente costruzione eretta da cacciatori del primo Neolitico rappresenta un cosa indecifrabile, come lo è il motivo che ha spinto gli stessi costruttori a ricoprire il tutto erigendo colline artificiali, con un altrettanto imponente lavoro di movimento di terra. S’ipotizza che ciò possa essere avvenuto per la vergogna di aver usato violenza e sparso sangue a causa del culto seguito.
Alcune statue custodite nel museo di Sanliurfa, mostrano l'esuberante raffigurazione della dea Madre; un culto dedicato alla madre terra, che indicherebbero però qualcosa di completamente diverso.
A Göbekli adesso si possono ammirare quattro recinti circolari, delimitati da enormi pilastri in calcare pesanti oltre 10 tonnellate ciascuno, cavati con l'utilizzo di strumenti in pietra.
Secondo il direttore dello scavo le pietre, drizzate in piedi e disposte in circolo, simboleggerebbero assemblee di uomini.
Un'altra pietra a forma di T, lunga nove metri, estratta solo a metà dalla cava, è stata rinvenuta a circa un chilometro dal sito. Presenta una visibile frattura e forse per questo non venne utilizzata.
Lo studio degli strati di detriti accumulati sul fondo del lago di Van, in Anatolia, ha fornito significative informazioni sui cambiamenti climatici del periodo, individuando una consistente crescita della temperatura intorno al 9500 a.C.
Le analisi dei resti di pollini trovati nei sedimenti hanno rivelato che nella regione un tempo vi erano querce, ginepri e mandorli.
Di Göbekli finora è stato riportato alla luce solo il 5%, nonostante i lavori di ben tre team archeologici che vanno avanti senza soste.
Le escavazioni procedono lentamente a causa del clima che registra temperature estive proibitive e intense piogge nel periodo invernale, riducendo a pochi mesi dell'anno il periodo adatto per il proseguimento dei lavori.
Ma non solo Göbekli è incredibilmente antico, anche Sanliurfa lo è forse quanto Göbekli; non sono i soli siti dell'intera regione ad esserlo e, guarda caso, sono luoghi citati nella Genesi. Ad Harran viveva Abramo.
Tom Knox autore del libro "Il segreto della genesi" basato sugli scavi di Göbekli, benché romanzato, scrive che nella regione intorno a Göbekli Tepe, tra i curdi della Turchia meridionale e dell'Iraq settentrionale, è diffuso ancora oggi un gruppo di antiche religioni noto come culto degli angeli.
Gli adepti adorano un dio chiamato Melek Taus. Non a caso nel Museo di Sanliurfa vi sono statue di figure dalle sembianze angeliche.
Speculazioni, leggende; ma non si può negare che fino ad ora è sempre stato ritenuto che 13.000 anni fa l'uomo vivesse all'interno di caverne, dipingendole con scene di caccia, o costruendo al limite qualche rifugio in pietra grezza.
Anche dopo il periodo in cui Göbekli Tepe era al suo massimo splendore e per i circa 1500 anni successivi sembra ci siano pochissime evidenze di edifici anche solo paragonabili a quelli ritrovati nel sito turco.
Per questo si tratta di una scoperta che potrebbe mettere in discussione la linea temporale sull'evoluzione della civiltà umana; potrebbe essere né l'unica, né l'ultima.
È notizia recente che 40.000 anni fa l'Europa fu popolata da individui provenienti dal Kashmir; un'antica specie di Homo Sapiens.
Sarebbe la conclusione di uno studio condotto dalla UC Davis Antropologia, presso il Dipartimento degli Stati Uniti d'America, rilevando che il 4% degli esseri umani non di origine africana hanno geni Neanderthal in seguito ad accoppiamenti avvenuti in tempi preistorici tra i due popoli.
Questa notizia ci arriva da Srinagar, un'alta valle del Kasmir piena di templi, uno dei quali conosciuto come "Il tempio degli Ebrei" o "Il tempio del Sole".
Il più grande della regione, sullo sfondo dell'Himalaia il monte altissimo descritto da Ezechiele. Per maggiori informazioni in merito rimando all'articolo "Marand l'impronta del Signore".

Per quanto riguarda gli esiti finali non rimane che attendere, anche se da quanto dichiarato da Schmidt, il lavoro di scavo di Göbekli impegnerà più di una generazione di archeologi.

domenica 27 luglio 2014

16 PUNTI CHE DIMOSTRANO CHE MATRIX E' INTORNO A TE. TI CIRCONDA, NE FAI PARTE...

Il mondo di oggi è un posto fasullo. Fin dai primi anni di vita siamo sommersi di input che ci incoraggiano a percorrere iter preconfezionati. Lungo il percorso ci mettono i paraocchi per ostacolare la nostra ricerca di alternative alle azioni e al pensiero della mandria. E' una sorta di teatro montato ad arte per distoglierci dalla verità e cioè, che siamo tutti schiavi.









Eppure se ci fermiamo un attimo a riflettere riusciamo a cogliere la complessità della vita. Riusciamo a realizzare che l'esperienza umana possa estrinsecarsi in un numero virtualmente infinito di possibilità e che forse il mondo oggi è in fiamme perché sempre più raramente gli individui si sono fermati a chiedersi come mai le cose non fossero fatte in una maniera più intelligente, etica e sensibile.

Questo articolo non vuole essere una critica di scelte di vita o situazioni personali di chicchessia. La seguente lista di 16 sintomi di schiavitù è stata pensata solo come approccio osservativo per aiutare a identificare il disegno con cui altri hanno pianificato la nostra esistenza.

1. Paghiamo le tasse a persone che vorremmo vedere in galera. Questo è forse il più netto indicatore che siamo schiavi di un Sistema. L'idea tradizionale di schiavitù evoca immagini di gente in manette costretta a lavorare nelle piantagioni per sostenere ricchi latifondisti in abiti coloniali. La versione attuale di tale sottomissione è incarnata dalla tassazione iniqua con cui i nostri redditi sono automaticamente defalcati a prescindere dal fatto che approviamo o meno come quel denaro venga riutilizzato.

2. L'assistenza sanitaria moderna è purtroppo diventata un business per cui raramente siamo istruiti su una corretta alimentazione e un regime di vita che giovi alla nostra salute mentale e fisica; siamo invece invitati a consumare regolarmente farmaci e a sottoporci a costose procedure che comportano grossi introiti per l'industria sanitaria e farmaceutica.

3. Ci fanno scegliere la squadra democratica o quella repubblicana per poter discutere di 'politica' con gli amici, i familiari ed i colleghi di lavoro. E' una delle incarnazioni della strategia del divide et impera, con cui la nostra società viene controllata. Entrambi i principali partiti sono corrotti fino al midollo, ed i candidati indipendenti e di minoranza non vinceranno mai. Prendendo a cuore le sorti di una delle due fazioni facciamo la nostra parte nell'impedire che il popolo si unisca in maniera compatta contro il sistema corrotto.

4. Lavoriamo sodo svolgendo mansioni che spesso odiamo, per guadagnare soldi fiat. Il lavoro è importante e il denaro fa pagare le bollette, tuttavia perdiamo i migliori anni della nostra vita facendo cose che odiamo, solo per avere dei soldi. La verità riguardo i soldi è che non abbiamo i soldi, ma valuta fiat che è di proprietà privata e manipolata. Dal momento che questa roba è ancora necessaria per campare in questo mondo, è meglio rinunciare ad una fetta di reddito e valorizzare il nostro tempo facendo qualcosa che ci piaccia o lavorando con persone che non disprezziamo. Vivere con pochi soldi è più facile di quanto si immagini; basta andare contro le credenze e dipendenze comuni, per rendersene conto.

5. Ci prestiamo ad accumulare debito personale per finanziare uno stile di vita orientato al consumo. Ogni volta che viene usata una carta di credito, l'operazione crea cifre sui bilanci delle stesse banche che sono artefici del saccheggio finanziario del mondo odierno. Queste cifre vengono poi moltiplicate elettronicamente dal sistema di riserva frazionaria vigente, e ciò fa si che il potere di tali apparati sia incrementato in modo esponenziale. Il fatto che partecipiamo a questo circolo vizioso per conservare un certo stile di vita è un esplicito indicatore che siamo stati ipnotizzati da uno dei principali dogmi sistemici: il consumismo.

6. Conversiamo tra persone reali degli eventi finti mandati in televisione. La televisione è il più potente mezzo di controllo mentale; essa ci somministra una 'programmazione mentale' finalizzata a instillare e consolidare determinati comportamenti tra le masse. Il culto dell'ego, la sessualizzazione di tutto, la glorificazione della violenza, l'induzione alla sottomissione alla falsa autorità sono le caratteristiche principali della televisione contemporanea. Accogliendo nelle nostre vite ciò che accade nello schermo televisivo facciamo la nostra parte nel sostenere l'immagine della realtà finta creata dal Sistema.

7. Non abbiamo nulla da nascondere alla sorveglianza totale. Se non ci da fastidio che qualcuno da qualche parte ci osservi a piacimento, ascoltando le nostre conversazioni e monitorando i nostri movimenti, senza saperlo stiamo ammettendo di essere degli schiavi ubbidienti. La sorveglianza invisibile è una forma assai insidiosa di controllo del pensiero, e quando utilizziamo la logica del 'non ho nulla da nascondere quindi ben venga la sorveglianza' stiamo implicitamente ammettendo la nostra sottomissione ad un padrone e la nostra rinuncia alla sovranità della nostra mente e del nostro corpo.

8. Ci siamo lasciati persuadere che il mondo sia più sicuro se l'uso delle armi da fuoco diventi prerogativa esclusiva dei governi. Tuttavia sappiamo che questo è un mondo violento e che il crimine esista ad ogni livello sociale, compreso quello istituzionale. Certo, in un mondo perfetto le armi non sarebbero necessarie, ma purtroppo il nostro è un mondo tutt'altro che perfetto, e le armi sono una forma efficace di protezione contro i criminali comuni e quelli che abusivamente prendono possesso delle istituzioni. La volontà di rinunciare al nostro diritto alla auto-difesa è un ulteriore evidente sintomo che abbiamo delegato la nostra tutela e quella dei nostri cari a qualcun altro. L'abdicazione di massa dalla responsabilità personale è uno degli aspetti più importanti sui quali si regge il loro controllo. Benvenuti in Matrix.

9. Beviamo consapevolmente acqua fluorizzata. Di tutti gli argomenti a tema sanitario dibattuti al giorno d'oggi, quello dell'acqua addizionata di fluoro è il più semplice da capire, dal momento che stiamo parlando di un sottoprodotto tossico di un processo industriale (v. correlati). La versione secondo cui l'acqua sarebbe arricchita di fluoro per la nostra salute dentale, già poco credibile di per se, costituisce comunque un abuso in quanto è una somministrazione di farmaci senza il consenso del paziente. Una volta che siamo pienamente coscienti di quanto appena detto, se continuiamo a bere acqua fluorizzata ammettiamo di essere alla mercé del Sistema.

10. Consumiamo consapevolmente prodotti velenosi come MSG ed aspartame (v. post correlati). Tali sostanze sono conosciute per essere tossiche per l'organismo umano. Continuando ad auto-avvelenarci con questi alimenti adulterati confermiamo che il Sistema ci ha programmati affinché sminuissimo l'importanza della nostra salute in cambio della gratificazione immediata.

11. Abbiamo affidato la nostra salute mentale al complesso industriale farmaceutico. L'uso di farmaci psicotropi è in rapido aumento nella nostra società perché le persone sono state persuase che determinati stati mentali siano delle malattie, mentre le verità sulla salute mentale naturale sono state oscurate dai media e dall'establishment medico. Se stai assumendo farmaci psicotropi, sappi che ti trovi sotto una delle forme più potenti di controllo mentale. Parte di questo controllo è quello di convincerti di non avere alcuna autorità sulla tua mente. Si tratta forse della bugia inventata dalla Matrix più dannosa per l'individuo. Assumendo di nostra spontanea volontà questi farmaci psicotropi ci sottomettiamo alla peggiore forma di schiavitù, ed inibiamo le risposte mentali ed emozionali naturali ai fattori di stress. Segnali che servono a farci capire che abbiamo bisogno di cambiare stile di vita e abitudini.

12. Continuiamo a guardare TV locali e nazionali. I media main-stream sono un mezzo di controllo e manipolazione, e continuando a prestare attenzione alle loro idee e visioni del mondo ci prestiamo ad essere manipolati da questa forma - neanche poi così sottile - di programmazione mentale. Anche le notizie locali sono sceneggiate a livello nazionale con il compito di plasmare le nostre opinioni sugli eventi.

13. Siamo più interessati allo sport televisivo o altre distrazioni frivole che a quello che stanno facendo al nostro habitat. La Deepwater Horizon, Alberta Tar Sands, l'aumento del fracking, il sacrificio del Rio delle Amazzoni, Fukushima sono eventi che rischiano di cambiare radicalmente il nostro futuro. Il fatto che siamo semi-indifferenti a tutto ciò mentre ci informiamo sulle notizie sportive o le storie di gossip, è un chiaro sintomo che il nostro istinto di auto-conservazione è stato soppresso e sostituito con una tendenza impulsiva alla banalità e all'evasione.

14. Siamo scettici verso ogni aspetto della realtà che non sia stato preventivamente discusso e convalidato dalla scienza moderna. L'essenza della scienza è l'indagine dell'ignoto, il che implica che fino a quando essa non afferri qualcosa, quel qualcosa sia inesistente. Screditando o ridicolizzando i resoconti di chi ha vissuto esperienze che trascendono la comprensione scientifica, come premorte, omeopatia, ecc. stiamo pedissequamente riducendo la nostra comprensione del mondo a una gamma molto ristretta di possibilità. La Matrix è tenuta in piedi da tutti quelli che non sono disposti a pensare fuori della scatola.

15. Non dubitiamo della versione divulgativa della storia antica e delle origini della civiltà. Sussistono molte domande senza risposta circa le origini della specie umana, le quali mettono in luce molti aspetti non trattati nei programmi scolastici (v. correlati). Prendendo come oro colato le versioni ufficiali in merito alla nostra origine avalliamo molti sistemi di credenze e punti di vista ristretti promossi dal Sistema.

16. Non abbiamo ancora realmente realizzato di essere creature spirituali impegnate a vivere un'esperienza umana.

Se ci riconosciamo in uno qualsiasi dei sintomi esposti in questo elenco, vuol dire che la Matrix ci possiede, e che è nostro dovere impegnarci seriamente per conquistare la nostra libertà.



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venerdì 25 luglio 2014

L’ENIGMA DEI GUANCI: I DISCENDENTI DEI SOPRAVVISSUTI DI ATLANTIDE?


I Guenci sono gli abitanti antichi delle Canarie, stabilitisi nell'arcipelago migliaia di anni prima della conquista spagnola avvenuta nel 15° secolo. Di origine ignota, nonostante la loro scomparsa, i Guenci si sono lasciati dietro non poche vestigia. Descritti come alti, di carnagione chiara e dai capelli dorati, secondo alcuni potrebbero essere i discendenti diretti dei superstiti di Atlantide.
Guanci
Le Canarie formano l’arcipelago di sette isole situato nell’Oceano Atlantico al largo dell’Africa nord-occidentale .
Esse fanno parte, a loro volta, della cosiddetta Macaronesia, ovvero un nome collettivo moderno utilizzato per indicare diversi arcipelaghi dell’oceano Atlantico settentrionale situati al largo delle coste africane.
Il nome Macaronesia deriva dal greco μακάρων νῆσοι (makarōn nêsoi) e significaIsole dei Beati, espressione utilizzata dagli antichi geografi greci per riferirsi ad alcune isole che si trovavano al di là dello Stretto di Gibilterra. In tali isole, dette anche Isole Fortunate, si riteneva che gli eroi e i mortali di natura straordinaria venissero accolti dagli dei.
Le Canarie, e le altre isole della Macaronesia, a causa della loro posizione geografica e delle leggende che le circondano, sono considerate da alcuni ciò che resta dell’antico e perduto continente di Atlantide, che secondo Platone si trovava al di là delle Colonne d’Ercole (Stretto di Gibilterra) e che sprofondò sul fondo dell’oceano nel giro di una notte.
Da quanto si è a conoscenza, quello dei Guanci è stato il primo popolo a stabilirsi sulle Isole Canarie. Di origine incerta, la cultura dei Guanci è andata perduta, lasciandosi dietro numerose testimonianze interessanti.
In realtà, i Guenci rappresentano un serio mistero per l’antropologia e la storia. I ricercatori pensano che i primi coloni siano giunti nelle Canarie intorno al 3 mila a.C., provenienti dall’Africa. Il problema, però, sono i tratti somatici dei Guanci che, come testimoniano diverse mummie trovate in alcune grotte dell’arcipelago, erano di carnagione chiara, alta statura e dai capelli rossastri, caratteristiche delle latitudini nordiche, più che africane.
Il secondo mistero riguarda un rapporto di Plinio il Vecchio, il quale riferisce che, secondo Giuba, re di Mauretania, i Cartaginesi avrebbero visitato l’arcipelago intorno al 50 a.C. sotto la direzione di Annone e lo avrebbero trovato privo di abitanti, ma vi avrebbero anche scorto i resti di edifici imponenti. Se ne potrebbe dedurre che i Guanci non siano stati i suoi primi abitanti, o che i Cartaginesi non avessero esplorato a fondo le isole.
Al momento della conquista spagnola, i Guenci erano fermi all’età della pietra. Giovanni Boccaccio, nel suo De Canaria et insulis reliquis ultra hispaniam noviter repertis, descrive i Guenci come una popolazione pacifica.
Vivevano nudi, conoscevano l’allevamento (capre pecore e cinghiali) e l’agricoltura, coltivando frutta (soprattutto fichi), ortaggi e legumi, frumento, orzo e biade da cui ricavavano farina che però consumavano sciolta nell’acqua, non conoscendo il pane. Vivevano in case costruite di pietre squadrate e legno e imbiancate all’interno.
Non si conosce molto sulle religioni dei Guanci. Essi professavano una credenza generalizzata in un essere supremo, denominato Achamán a Tenerife, Acoran a Gran Canaria, Eraoranhan a Hierro e Abora a La Palma. Le donne di Hierro adoravano una dea di nome Moneiba. Tradizionalmente, gli dei e le dee vivevano sulle cime delle montagne da cui discendevano per ascoltare le preghiere dei fedeli.
A seguito della conquista spagnola, ben poco resta dei Guanci, anche se il nazionalismo canario tenta con tutte le forze di farne rivivere la memoria. Perfino lo studio delle loro mummie e dei loro resti archeologici è avanzato poco al confronto dello studio di altri popoli assai più remoti.
 Dunque, chi sono i Guanci?
I Guanci, che sono scomparsi in quanto popolo, appaiono dall’esame delle loro ossa molto simili all’uomo di Cro-Magnon; erano una popolazione europoide descritta dai primi europei entrati in contatto con loro di aspetto nordico (carnagione chiara e capelli biondi).
Secondo alcuni studiosi, è probabile che costituissero un ramo dei cro-magnon che, agli inizi della storia, popolarono il nord del continente africano dall’Egitto fino all’Oceano Atlantico.
Gli Atlantologi ritengono che i componenti di queste migrazioni fossero i superstiti di Atlantide, continente andato distrutto in un cataclisma avvenuto presumibilmente intorno ai 13 mila anni fa, alla fine dell’ultima glaciazione, e che sarebbe alla base dei racconti di diluvio che si tramandano in quasi tutte le culture del pianeta.
Gli studi sembrano confermare un evento geologico anomalo avvenuto 15 mila anni fa, il quale ha dato origine al curioso fenomeno climatico del Dryas Recente. Tuttavia, è questione dibattuta se l’evento all’origine della “catastrofe” sia interna al pianeta Terra e alle sue dinamiche, oppure se sia trattato dell’impatto extraterrestre con una cometa o un asteroide.
La maggior parte dei componenti delle popolazioni indigene asiatiche, africane e americane hanno capelli neri. La caratteristica colorazione rossa dei capelli è un tratto genetico che si mostra con più frequenza nelle popolazioni dell’Europa nord-occidentale. L’Irlanda è certamente la regione dove il tratto della capigliatura rossa si presenta più frequentemente.
Le poche notizie che si hanno dell’Irlanda precristiana giungono da scritti romani, dalla poesia e mitologia irlandesi e dai ritrovamenti archeologici. I primi abitanti dell’isola, popolazioni del mesolitico, vi arrivarono intorno all’8 mila a.C. quando, in seguito al ritiro dei ghiacci, l’ambiente divenne più ospitale. [Storia d'Irlanda].
Intorno all’8° secolo a.C., i Celti migrarono verso l’Europa occidentale fino ad arrivare in Irlanda, scoprendo di non essere i primi ad abitare l’Isola di Smeraldo. Secondo i racconti mitologici contenuti nel Lebor Gabála Érenn (in lingua irlandese Il libro della presa
dell’Irlanda e in inglese Il libro delle Invasioni o Il libro delle conquiste), i Celti furono preceduti dai Milesi, considerati dagli Irlandesi come i loro veri antenati.
I Milesi, a loro volta, discendevano dai Tuatha de Danaan, un popolo particolarmente avanzato dai capelli rossastri. I Tuatha de Danaan appaiono ora come demoni che aiutano gli uomini con mezzi soprannaturali, ora come uomini, dotati tuttavia di facoltà straordinarie. L’interpretazione moderna vede nei Tuatha de Danaan un processo di umanizzazione, avvenuta in epoca cristiana, di antiche divinità celtiche.
I Tuatha de Danaan furono preceduti dai Fomori, un gruppo di divinità ancora più antico, rappresentate dagli antichi annalisti a volte come vere e proprie divinità di una popolazione aborigena, a volte come gli stessi primitivi abitatori dell’isola.
I Fomori, infine, sarebbero i discendenti delle prime persone giunte in Irlanda guidate da Cessair, figlia di Bith, figlio di Noè. A Cessair viene ordinato di dirigersi verso l’estremo occidentale del mondo per sfuggire all’imminente diluvio. Partirono tre navi, ma quando giunsero in Irlanda, due delle navi andarono disperse. Gli unici sopravvissuti furono Cessair, più quarantanove tra donne e uomini.
Dunque, da dove provenisse Cessair non è svelato dal Lebor Gabála Érenn. È possibile che questi racconti mitologici facciano riferimento ad un avvenimento storico avvenuto circa 13 mila anni fa? È possibile che questi uomini siano i sopravvissuti alla distruzione di Atlantide?
Se così fosse, possiamo immaginare che gli antichi coloni d’Irlanda portassero nel proprio patrimonio genetico in tratto della capigliatura rossa, trasferendola alle generazioni successive, fino alla fusione con i Celti, gli ultimi arrivati in Irlanda. Potrebbe essere accaduta la stessa cosa con gli abitanti delle Isole Canarie?
Alcuni sopravvissuti potrebbero essere giunti anche sulle isole della Macaronesia, trasferendo il tratto genetico dei capelli rossi? Un aspetto particolarmente strabiliante è che nelle mitologie delle popolazioni sudamericane si tramanda dei Figli di Viracocha, i discendenti coi capelli rossi della divinità fondatrice delle culture precolombiane.

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