martedì 29 luglio 2014

ENIGMATICI CRATERI COME QUELLO APPARSO IN SIBERIA ESISTONO ANCHE SULLA LUNA

Misteriosi sinkhole si trovano non solo sul pianeta Terra, ma anche disseminati sulla superficie della Luna. Con l'aiuto delle immagini scattate dalla sonda Lunar Reconnaissance Orbiter (LRO), gli scienziati della NASA cercano di capire quale fenomeno si nasconde dietro questi enigmatici fori giganteschi, decisamente diversi dai milioni di crateri che ricoprono la Luna.

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Sebbene la superficie della Luna è ricoperta da milioni di crateri da impatto, le immagini scattate dalla sonda Lunar Reconnaissance Orbiter (LRO) hanno rivelato l’esistenza di più di 200 fifanteschi fori, che in alcuni casi potrebbero essere le porte di accesso a grotte sotterranee.
La sonda LRO è impegnata nella ricerca di questi strani buchi fin dal 2009. Si tratta di pozzi dalle pareti molto ripide, con diametri che posso variare da un minimo di 5 metri, fino ad un massimo di 900 metri.
Sul fondo della maggior parte dei pozzi è stata osservata una sorta di stagno di lava solidificata, probabilmente originata da flussi sotterranei di centinaia di chilometri di roccia liquefatta a seguito di impatti meteoritici.
“È possibile che i pozzi si formino dopo il crollo di un tetto di una galleria sotterranea, forse dovuto alle vibrazioni generate da un impatto meteorico ravvicinato”, spiega sul sito della Nasa Robert Wagner dell’Arizona State University. Tuttavia, come egli stesso ha ammesso, le foto di LRO offrono pochi indizi per ipotizzare una qualsiasi causa particolare.
I vuoti potrebbero essersi creati quando la roccia fusa scorreva sotto la superficie lunare; sulla Terra, i tubi di lava si formano quando il magma scorre sotto la crosta solidificata. Lo stesso processo potrebbe verificarsi anche sulla Luna, particolarmente in un grande cratere da impatto, il cui raffreddamento può durare anche centinaia di migliaia di anni.
“L’idea, naturalmente, sarebbe quello di inviare una sonda all’interno di uno o due pozzi, così da ottenere una buona osservazione di ciò che c’è sul fondo”, aggiunge Wagner. “Per loro natura, i pozzi non possono essere esplorati molto bene dall’orbita. Le pareti inferiori e tutte le grotte contigue al pavimento semplicemente non sono visibili”.
“Anche un paio di foto scattare al livello del suolo potrebbero rispondere a molte delle domande in sospeso circa la natura dei pozzi”, continua Wagner. “Attualmente, siamo nelle fasi iniziali di un progetto per esplorare uno dei più grandi pozzi di Marte”.
Oltre ad essere un intrigante fenomeno geologico, i pozzi della Luna potrebbero avere anche un’utilità pratica nell’ambito dell’esplorazione lunare. “Offrirebbero un importate supporto all’attività umana sulla Luna”, dice ancora Wagner.
Un habitat collocato in un pozzo, idealmente alcune decine di metri sotto una sporgenza, fornirebbe un luogo molto sicuro per gli astronauti: nessuna radiazione, niente micrometeoriti, pochissima polvere, e nessuno sbalzo selvaggio di temperatura tra la notte e il giorno”.
Lanciata il 18 giugno 2009, LRO ha raccolto un vero tesoro di dati grazie ai suoi sette potenti strumenti di bordo, rendendo un prezioso contributo alla conoscenza della Luna. LRO è gestita dal NASA Goddard Space Flight Center di Greenbelt, nel Maryland, per il Science Mission Directorate della NASA di Washington.

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