di O.Felace
“Non ho idea di quali armi serviranno per combattere la terza Guerra Mondiale, ma la quarta sarà combattuta coi bastoni e con le pietre.” (Albert Einstein)
La
scienza ufficiale trova impossibile che uomini del neolitico possano aver
eretto megalitici monumenti, tra i quali le piramidi e la Sfinge.
Come
potevano averla costruita oltre 12.000 anni fa?
Ciò
è sicuramente normale, se si è convinti che 12000 anni fa si era nel neolitico.
Ma se invece il neolitico che conosciamo noi fosse in realtà un’era post-industriale?
Post-moderna o post-atomica? Ci troveremmo certo di fronte ad un’umanità che
vive in piccoli agglomerati e che conosce a malapena l’agricoltura, come mostrano alcune saghe fantascientifiche come Mad Max, Water world o Ken il guerriero
Le
tesi dei ricercatori, tra i quali eminenti geologi, che considerano tali monumenti
opera di una civiltà vissuta prima della nostra, purtroppo cancellata alla fine
dell'ultima era glaciale, sono state e sono ritenute eretiche e, ovviamente,
denigrate da tutti gli accademici.
È
consuetudine, infatti, per costoro, una volta ufficialmente accettata la teoria
di un eminente e illustre collega, di non considerare tutto quanto emerge nei
sopralluoghi successivi, neanche le eventuali rettifiche a probabili errori di
valutazione.
Essi
continuano a sostenere la teoria accettata come avessero un paraocchi che
impedisce di allargare la visione dell'insieme, comportandosi di conseguenza
come chi avversò, al tempo, la teoria Copernicana.
Poi,
talvolta, dalle sabbie del tempo riemerge qualcosa che confuta tutte le
certezze; qualcosa che riscrive intere pagine della storia umana e costringe
gli accademici a retrocedere dalle loro convinzioni o a restare in silenzio,
considerando mestamente quanto fin a quel momento era ritenuto
"eresia".
Siti
come Nevali Cori e Catal Huyuk, avevano già fornito prove concrete di
insediamenti altamente civilizzati 9.000 - 10.000 anni fa confutando già la
tesi ufficiale che l'agricoltura avesse preceduto la civilizzazione e non il
contrario.
La
scoperta di Göbekli Tepe, in lingua turca "collina dell'ombelico",
nel sud-est della Turchia, negli altopiani dell'Anatolia, è una di quelle
dovute al puro e semplice caso fortuito e rappresenta la prova inconfutabile
della presenza di una comunità ben organizzata 13.000 anni fa, come emerge
dalla datazione al radiocarbonio. Costituisce quindi quel "qualcosa"
che gli accademici non si aspettavano assolutamente di trovare.
Göbekli
Tepe consiste in un complesso di templi megalitici situati sopra una collina
artificiale di circa quindici metri e un diametro di trecento; sopra un pianoro
che domina la valle di Harran nei pressi di Sanliurfa, fra il Tauro e il Karaca
Dag.
Il
ritrovamento risale al 1994, ma ci sono voluti più di sedici anni per affermare
che si tratta di un sito risalente all'11.000 a.C.
Gli
scavi hanno riportato alla luce un complesso tempio megalitico che ha spinto
alcuni di quegli eminenti archeologi a considerarlo, anche se solo
allegoricamente, come il possibile sito del favoloso "Giardino
dell'Eden". Nonché a porsi alcune domande che non forniranno a breve
risposte certe.
Chi
lo ha costruito?
Uomini
delle grotte? Alieni? O quella tanto nominata "prima civiltà" andata,
forse non tanto misteriosamente, perduta?
Le
rovine di Göbekli Tepe antiche di 13.000 anni, che ufficialmente non dovrebbero
esistere, hanno obbligato l'archeologia ufficiale a riesaminare le teorie
riguardo al mondo antico e alle popolazioni esistenti all'epoca; evidentemente
più avanzate dal punto di visto tecnologico rispetto a quanto finora
ipotizzato.
Questo
a causa dell'attuale modo di considerare la preistoria.
Costruzioni
complesse ed elaborate come quelle di Göbekli hanno trovato accademici non ancora
preparati a considerare la possibilità che l'intero complesso possa essere
stato eretto da una perduta civiltà che popolava la Terra prima di noi,
spazzata via, forse, a causa dello scioglimento dei ghiacci durante la fine
dell'ultima era glaciale o per la caduta di un grosso asteroide.
La
conseguenza di tali deduzioni e la datazione al carbonio, che sposta il complesso
di Gobelki Tepe all'11000 anni a.C., spingono a riconsiderare l'età della
Sfinge suggerendo che possa essere ancora più antica; avvalorando la ricerca
condotta negli anni settanta e ottanta da John Anthony West, attraverso la
quale concluse che la Sfinge era di gran lunga più antica di quanto gli
archeologi ortodossi erano preparati ad accettare e ci fossero anzi buone
probabilità che potesse essere stata costruita da una civiltà perduta nella
notte dei tempi.
In
un recente studio, titolato "Aspetti geologici sui problemi di datazione
della grande costruzione egizia, chiamata, Sfinge", pubblicato nel 2008,
sono state presentate prove che retrodatano la costruzione del monumento a
oltre 10.000 anni fa, nel Pleistocene.
Benché
l'archeologia ufficiale insista con la tesi che vede la Sfinge come il
monumento dedicato al faraone Chefren, adesso molte evidenze collocano
l'edificazione del monumento al 10.500 a.C., in pratica nello stesso periodo in
cui fu edificato il complesso di Gobelki Tepe. Cioè nel periodo in cui la terra
venne colpita da un asteroide di incredibili dimensioni.
Pertanto
ecco manifestarsi la tesi secondo la quale una "perduta" civiltà che
abitava lungo le aree costiere del mondo antico possa avere costruito la
Sfinge, le piramidi e quant'altro; un popolo erroneamente considerato composto
solo da cacciatori-raccoglitori, ossia "uomini delle caverne", che
popolavano la regione nord-mediorientale tra 12.000 e 13.000 anni fa.
Secondo
l'archeologo tedesco Klaus Schimdt, che da anni segue gli scavi sul sito di
Göbekli, si trattava di una civiltà che aveva sviluppato una cultura religiosa,
un'architettura avanzata concettualmente, nonché una forma sociale estremamente
moderna.
Schmidt
ritiene che il tempio di Göbekli meriti un'altra considerazione "Per
costruire un posto come questo, i cacciatori devono essersi riuniti in gran
numero. Dopo avere finito l'edificio, probabilmente si stabilirono nella
regione, accumunati dal culto religioso. In seguito scoprirono che non era
sufficiente il sostentamento alimentare per tante persone sebbene l'attività di
caccia e raccolta fosse regolare. Quindi iniziarono la coltivazione del terreno
promuovendo l'agricoltura e l'allevamento. Raggrupparsi in un insediamento
permanente poteva essere stata semplicemente un'esigenza per il sostentamento,
oltre a una difesa contro predatori e condizioni atmosferiche avverse."
In
effetti le pianure dell'Anatolia sono state la culla dell'agricoltura.
Il
primo allevamento di suini addomesticati è stato rilevato a Cayonu, a sole
sessanta miglia di distanza.
Anche
ovini, bovini e caprini sono stati addomesticati per la prima volta nella
Turchia orientale.
Il
frumento di tutto il mondo discende da una specie di Farro coltivato nel
territorio di Göbekli. Lo stesso dicasi per altri cereali quali la segale e
l'avena.
Oggi
il paesaggio che circonda le misteriose pietre di Göbekli è arido e brullo, ma
un tempo era popolato da grandi quantità di selvaggina, percorso da fiumi
ricchi di pesce, sorvolato da stormi d'uccelli; costellato da verdi prati,
boschi e frutteti.
Circa
10000 anni fa, il deserto curdo era un luogo paradisiaco dice Schmidt; per
questo motivo lo indica come un Eden.
Dobbiamo
considerare che le ricerche della culla della civiltà ci portano nell'est
asiatico, dove numerose sono le testimonianze di una vita organizzata in
villaggi che praticavano l'agricoltura, l'addomesticamento degli animali, la
tessitura, l'estrazione e la lavorazione dei metalli, molto tempo prima che
tali attività facessero la loro comparsa in terra mesopotamica.
Dalle
indagini risulta che l'attuale deserto situato fra il Turkmenistan e
l'Uzbekistan, era un tempo un territorio agricolo, irrigato a mezzo di canali,
con molte oasi e terreni adibiti alla coltivazione del frumento e dell'orzo.
Innumerevoli
le prove storiche di quanto asserivano gli scrittori della Bibbia, quando
parlavano dell'Eden, descrivendo l'angolo dell'Anatolia.
Nel
Libro della Genesi, è indicato che l'Eden è a ovest dell'Assiria; Göbekli si
trova in tale posizione. Che è attraversato da quattro fiumi, tra cui il Tigri
e l'Eufrate. E Göbekli si trova tra due di questi.
Un
libro dell'Antico Testamento parla dei bambini di Eden, che abitavano a
Thelasar, una città nel nord della Siria, nei pressi di Göbekli.
Infine
Eden è una parola che deriva dalla lingua sumera e significa pianura. Göbekli
si trova nella pianura di Harran.
In
base a questi motivi l'archeologo Schmidt considera Göbekli Tepe, il luogo dove
era stato eretto un tempio nel paradiso perduto.
Göbekli
nasconde anche un mistero che potrebbe essere terribile.
Pochi
anni fa, gli archeologi rinvennero presso Cayonu un mucchio di teschi umani,
trovati sotto una lastra d'altare, tinta con sangue umano.
Forse
la prima prova di sacrifici umani; cosa che può essere avvenuto anche a Göbekli
Tepe dato che, senza motivo o un perché, intorno al 8000 a.C., il sito fu
deliberatamente sepolto sotto migliaia di tonnellate di terra, insieme a tutte
le sue meravigliose sculture di pietra, creando le colline artificiali sulle quali
il pastore curdo camminava nel 1994.
Ad
oggi sono state riportate alla luce cinquanta pietre, alte da uno a quattro
metri, a forma di "T", disposte in cerchi aventi un diametro da
cinque a dieci metri. Intorno panchine scavate nella roccia, terrazze, nicchie
e muri di mattoni di fango essiccato.
Indagini
geo-magnetiche hanno rilevato altre 250 pietre ancora sepolte e altri quindici
complessi monumentali.
I
cinquanta pilastri alti tre metri, di un complesso che risulta essere l'opera
monumentale più antica e fulcro della vita religiosa della città, portano
bassorilievi con sculture che raffigurano piante ed animali; fra i quali gru, scorpioni,
cinghiali, leoni, serpenti, anatre, tori e vacche.
Per
adesso non sono stati ritrovati resti di abitazioni.
Alla
stessa profondità delle costruzioni sono stati trovati raschiatoi in pietra e
punte di freccia con ossa di animali selvatici, semi e legno carbonizzato;
reperti che denunciano un insediamento stabile.
Le
oltre 100.000 ossa ritrovate appartengono a animali macellati e cucinati sul
posto. Tra essi gazzelle, pecore, cinghiali, cervi rossi e moltissimi uccelli.
Secondo
gli esperti si può supporre un culto di tipo sciamanico.
Anche
per Schmidt l'imponente costruzione eretta da cacciatori del primo Neolitico
rappresenta un cosa indecifrabile, come lo è il motivo che ha spinto gli stessi
costruttori a ricoprire il tutto erigendo colline artificiali, con un
altrettanto imponente lavoro di movimento di terra. S’ipotizza che ciò possa
essere avvenuto per la vergogna di aver usato violenza e sparso sangue a causa
del culto seguito.
Alcune
statue custodite nel museo di Sanliurfa, mostrano l'esuberante raffigurazione
della dea Madre; un culto dedicato alla madre terra, che indicherebbero però
qualcosa di completamente diverso.
A
Göbekli adesso si possono ammirare quattro recinti circolari, delimitati da
enormi pilastri in calcare pesanti oltre 10 tonnellate ciascuno, cavati con
l'utilizzo di strumenti in pietra.
Secondo
il direttore dello scavo le pietre, drizzate in piedi e disposte in circolo,
simboleggerebbero assemblee di uomini.
Un'altra
pietra a forma di T, lunga nove metri, estratta solo a metà dalla cava, è stata
rinvenuta a circa un chilometro dal sito. Presenta una visibile frattura e
forse per questo non venne utilizzata.
Lo
studio degli strati di detriti accumulati sul fondo del lago di Van, in
Anatolia, ha fornito significative informazioni sui cambiamenti climatici del
periodo, individuando una consistente crescita della temperatura intorno al
9500 a.C.
Le
analisi dei resti di pollini trovati nei sedimenti hanno rivelato che nella
regione un tempo vi erano querce, ginepri e mandorli.
Di
Göbekli finora è stato riportato alla luce solo il 5%, nonostante i lavori di
ben tre team archeologici che vanno avanti senza soste.
Le
escavazioni procedono lentamente a causa del clima che registra temperature
estive proibitive e intense piogge nel periodo invernale, riducendo a pochi
mesi dell'anno il periodo adatto per il proseguimento dei lavori.
Ma
non solo Göbekli è incredibilmente antico, anche Sanliurfa lo è forse quanto
Göbekli; non sono i soli siti dell'intera regione ad esserlo e, guarda caso,
sono luoghi citati nella Genesi. Ad Harran viveva Abramo.
Tom
Knox autore del libro "Il segreto della genesi" basato sugli scavi di
Göbekli, benché romanzato, scrive che nella regione intorno a Göbekli Tepe, tra
i curdi della Turchia meridionale e dell'Iraq settentrionale, è diffuso ancora
oggi un gruppo di antiche religioni noto come culto degli angeli.
Gli
adepti adorano un dio chiamato Melek Taus. Non a caso nel Museo di Sanliurfa vi
sono statue di figure dalle sembianze angeliche.
Speculazioni,
leggende; ma non si può negare che fino ad ora è sempre stato ritenuto che
13.000 anni fa l'uomo vivesse all'interno di caverne, dipingendole con scene di
caccia, o costruendo al limite qualche rifugio in pietra grezza.
Anche
dopo il periodo in cui Göbekli Tepe era al suo massimo splendore e per i circa
1500 anni successivi sembra ci siano pochissime evidenze di edifici anche solo
paragonabili a quelli ritrovati nel sito turco.
Per
questo si tratta di una scoperta che potrebbe mettere in discussione la linea
temporale sull'evoluzione della civiltà umana; potrebbe essere né l'unica, né
l'ultima.
È
notizia recente che 40.000 anni fa l'Europa fu popolata da individui
provenienti dal Kashmir; un'antica specie di Homo Sapiens.
Sarebbe
la conclusione di uno studio condotto dalla UC Davis Antropologia, presso il
Dipartimento degli Stati Uniti d'America, rilevando che il 4% degli esseri
umani non di origine africana hanno geni Neanderthal in seguito ad
accoppiamenti avvenuti in tempi preistorici tra i due popoli.
Questa
notizia ci arriva da Srinagar, un'alta valle del Kasmir piena di templi, uno
dei quali conosciuto come "Il tempio degli Ebrei" o "Il tempio
del Sole".
Il
più grande della regione, sullo sfondo dell'Himalaia il monte altissimo
descritto da Ezechiele. Per maggiori informazioni in merito rimando
all'articolo "Marand l'impronta del Signore".
Per
quanto riguarda gli esiti finali non rimane che attendere, anche se da quanto
dichiarato da Schmidt, il lavoro di scavo di Göbekli impegnerà più di una
generazione di archeologi.
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