Una volta si credeva che le deformazioni craniche si fossero sviluppate originariamente in Egitto, per poi diffondersi in tutto il mondo. Ma i ricercatori si sono resi conto che questo curioso fenomeno non ha avuto origine in una zona geografica isolata, ma che sorse tra diversi gruppi culturali in maniera indipendente.
Tutti i gruppi umani del nostro pianeta hanno caratteristiche uniche che ne definiscono la cultura: gli abiti indossati, la lingua, le usanze e le tradizione che si trasmettono di generazione in generazione.
Ognuno di questi elementi fornisce informazioni preziose di un determinato gruppo culturale.
Tuttavia, esistono una serie di usanze trasversali che vengono praticate in ogni continente del mondo. Esse comprendono la circoncisione, i rituali di sepoltura e la deformazione cranica. Si tratta di tradizioni nate nel passato remoto dell’umanità, tanto che il loro scopo e significato si perde nella notte dei tempi.
Una volta si credeva che le deformazioni craniche si fossero sviluppate originariamente in Egitto, per poi diffondersi in tutto il mondo. Ma i ricercatori si sono resi conto che questa curiosa usanza non ha avuto origine in una zona geografica isolata, ma che sorse tra diversi gruppi culturali in maniera indipendente.
Alcuni sono arrivati ad ipotizzare che la deformazione del cranio sia un passo trasversale inerente l’evoluzione della cultura di tutti i gruppi umani. Eppure, si tratta di una pratica estremamente deformante e dolorosa: il suo obiettivo è quello di allungare la scatola cranica di una persona, una pratica che una volta eseguita non è più reversibile.
Inoltre, a differenza della circoncisione, una volta che la pratica è stata eseguita non è possibile nasconderla. Si tratta di un marcatore culturale permanentemente visibile che non identifica solo l’appartenenza ad un determinato gruppo, ma indica anche lo status dell’individuo all’interno del gruppo.
La pratica cominciava in età neonatale, quando le ossa del cranio sono ancora morbide e la struttura non è ancora fissata. Il metodo più semplice era quello di sottoporre il cranio ad una pressione costante, con delle bende ad esempio, oppure di massaggiare la testa del bambino tutti i giorni, fino ad ottenere la caratteristica forma oblunga. Un secondo metodo prevedeva l’applicazione di un dispositivo meccanico al cranio del neonato che, nel tempo, produceva la forma allungata desiderata.
Ma perchè una madre sottoponeva suo figlio ad una procedura così dolorosa e trasfigurante? Alcuni reperti archeologici mostrano che la deformazione cranica era già in uso nel neolitico, intorno ai 10 mila a.C., sebbene fino al 5 mila a.C. La pratica sembra essere episodica. Ciò potrebbe essere dovuto all’esiguo numero di individui sottoposti alla deformazione, oppure al numero limitato di crani rinvenuti.
Come spiega la dottoressa Rita Louise nel suo articolo, i primi esempi di crani allungati più antichi sono stati rinvenuti nell’Australia sudorientale, a Coobool Creek e Kow Swamp. Sorprendentemente, alcuni crani delle stessa epoca sono stati trovati nella Grotta Shanidar in Iraq. Negli altopiani orientali del Brasile è stato recuperato un cranio risalente al 7500 a.C.
A partire dal 5 mila a.C., la tradizione di deformare il cranio sembra subire un’ampliamento. L’ipotesi si basa sul gran numero di teschi recuperati. A soli 300 metri dal villaggio di Onavas, nella parte meridionale dello stato di Sonora, Messico, è stata rinvenuta una sepoltura collettiva composta da 25 persone, 13 delle quali presentano la strana deformazione del cranio.
Cinque degli individui con la deformazione cranica presentano anche una mutilazione dentale. Queste pratiche culturali sono tipiche delle popolazioni precolombiane rinvenute a sud dello stato di Sinaloa e nel nord di Nayarit, ma rappresentano un’assoluta novità per Sonora.
Alcuni scheletri presentano ornamenti realizzati con conchiglie e lumache che si trovano nella regione del Golfo della California. Si tratta di bracciali, un anello al naso, orecchini, pendenti e collane di perline. Inoltre, una persona è stata sepolta con un guscio di tartaruga collocato all’altezza dell’addome.
Alcuni ricercatori ritengono che la pratica dell’allungamento si sia espansa nel momento in cui i gruppi di cacciatori-raccoglitori abbiano cominciato a fondersi in ambienti di tipo urbano. Figurine umanoidi con crani allungati cominciano a comparire nei ritrovamenti archeologici confermando ulteriormente l’antichità di questa usanza.
Indipendente da luogo del ritrovamento, la maggior parte dei crani modificati presenta analogie sorprendenti: scanalature trasversali o depressioni sono state osservate su tutti i teschi, chiari segni che l’allungamento è il frutto di manipolazione intenzionale e non il risultato di problemi genetici o congeniti.
Gli esperti segnalano due tipi di deformazione cranica artificiale: tabulare o circonferenziale. La modifica tabulare prevede la compressione della parte anteriore o posteriore del cranio del bambino. E’ il tipo di deformazione più diffuso su tutto il pianeta. Alla nascita, il cranio del bambino viene compresso tra due tavolette, le quali appiattiscono la fronte del bambino. Questo tipo di modifica fa sì che il cranio si espanda lateralmente e all’indietro.
Garcilaso de la Vega, in uno scritto nel 1609, spiega i metodi utilizzati dagli abitanti di alcune regioni del Perù: “Sin dalla nascita, il cranio dei bambini è compresso tra due tavole legate insieme, le quali vengono strette un po’ di più ogni giorno. Dopo tre anni, il cranio risulta alterato per tutta la vita, così da poter rimuovere l’apparecchio”.
Le modifiche circonferenziali, invece, vengono eseguite applicando delle bende strette attorno al cranio, in modo da costringerne la crescita verticale. Questo metodo riduce il diametro del cranio, spingendolo verso l’alto e all’indietro. Possono venir usate fino a tre bende per produrre la forma conica della testa.
Le indagini sulla deformazione cranica in tutto il mondo forniscono un altro interessante riflessione: se la tradizione della deformazione fosse originata in un unico luogo e poi diffusa in tutto il mondo, ci si aspetterebbe di trovare la stessa tecnica di modellatura in grandi aree geografiche. Invece, sorprendentemente, troviamo che entrambe le tecniche sono state utilizzate all’interno di aree molto vicine tra loro.
Oltre alla manipolazione fisica del cranio. I ricercatori riportano altre tecniche adottate da molte culture per accentuare la forma allungata della testa. In alcuni gruppi etnici, i capelli venivano raccolti e intrecciati e posti in un contenitore per accentuare la forma allungata della testa.
Lo stesso copricapo allungato che adorna il capo di molti faraoni rispondono allo stesso criterio. In Egitto, solo alla nobiltà era permesso di indossare copricapi allungati, come simbolo del loro status elevato. Ma l’antico Egitto non è il solo luogo dove si registra questa usanza.
Copricapi allungati in oro sono stati scoperti in Europa centrale, alcuni dei quali risalenti al 1400 a.C. Ovviamente, si tratta di ornamenti non utilizzati dagli uomini comuni. Curiosamente, nell’antica Grecia quando gli schiavi venivano liberati erano autorizzati ad indossare un cappello a punta chiamato pileo, forse per indicare uno status sociale più elevato.
Nell’arte rupestre preistorica si vedono personaggi indossare curiosi cappelli a punta. E durante le feste di compleanno, ancora oggi, il festeggiato indossa un cappello a punta, per simboleggiare la sua importanza. Potrebbe essere questa tradizione un residuo di un passato dimenticato? Perchè i popoli di tutto il mondo hanno questa pratica simbolica in comune?
Gli etnologi hanno ipotizzato che una testa allungata simboleggiasse una maggiore intelligenza. Tuttavia, bisogna dire che in antichità la sede dell’intelligenza non era sempre considerata la testa. In alcune culture, come quella ebraica, la sede dell’intelletto era il cuore, ad esempio.
Si è anche ipotizzato che l’allungamento fosse motivato da un criterio estetico o da motivazioni belliche, rendendo l’aspetto dell’individuo più aggressivo. Si è poi compreso che la deformazione del cranio aveva a che fare con la suddivisioni in classi sociali: in molte culture, una testa deforme era indicatore dell’elevata classe sociale di appartenenza.
Questo aspetto si riscontra anche nelle sepolture. I reperti suggeriscono che gli individui con il cranio allungato avevano un qualche tipo di status più elevato, tanto da meritare una sepoltura più elaborata. Il capo, e i membri della sua famiglia, possono presentare una maggiore deformazione, mentre un sacerdote o uno sciamano una modifica meno intensa. Così, colui che aveva la testa più lunga era anche il più nobile.
Assomigliare agli dèi
Non è chiaro il motivo per cui è stata adottata la manipolazione intenzionale del cranio. Appare, però, evidente che non si tratti di una risposta ad un qualche impulso primordiale innato, ma risponda ad una chiara tradizione culturale.
In alcune culture si tramanda che la pratica della deformazione cranica sia stata comandata dagli dèi discesi in antichità sulla Terra. Un’antica tradizione polinesiana ci informa chiaramente che questa pratica è stata insegnata loro da un gruppo di persone dalla pelle chiara la cui casa era nel cielo.
In America Centrale ci sono racconti analoghi, secondo i quali gli dèi discesi dal cielo comandarono questa pratica agli antenati dei nativi americani. In Perù si tramanda che il dio Manco Capac ordinò di praticare le deformazioni in modo che i loro figli sarebbero stati deboli, sottomessi e obbedienti.
Comunque, sembra chiaro che questa curiosa tradizione è stata molto importante per i nostri antenati, tanto da tramandarla fino all’epoca moderna, perdendone, tuttavia, il significato originario. La vera motivazione si perde nella notte dei tempi. Gli etnologi credono che si tratti di una pratica inventata casualmente dai nostri antenati.
Ma se si guarda al fenomeno nella sua interezza, sembra molto più probabile che sia stato imposto da una fonte esterna, soprattutto se si prende in considerazione l’uniformità della metodologia, gli strumenti e le tecniche utilizzate dalle culture di tutto il mondo. E’ davvero difficile accettare che la pratica si sia sviluppata in maniera indipendente in tutte le culture del mondo.
Il naturalista francese, Jean Louis Armand de Quatrefages de Bréau, nei sui scritti del 1889 affermava che le somiglianze straordinarie tra i teschi allungati non potevano essere fatte risalire ad origini autonome o come un impulso innato nella razza umana. I reperti, a suo parere, erano la prova dell’esistenza di una cultura unica diffusa globalmente in tempi remotissimi.
Se fosse vero, chi potrebbe aver insegnato, e addirittura imposto, la tradizione della deformazione cranica ai nostri antenati? Potrebbero essere stati i sopravvissuti alla grande alluvione riportata nella Bibbia, i cosiddetti Antichi Umani discendenti da Atlantide? Oppure, potrebbero essere stati i membri di una razza aliena in visita sul nostro pianeta, come credono i teorici degli Antichi Astronauti?
Al momento, non esiste una risposta convincente al come e perchè sia nata la curiosa tradizione della deformazione cranica, ma certamente la scoperta di nuove prove e reperti porterà alla conoscenza della sua vera origine. [Editato dall’articolo originale della dottoressa Rita Louise, curatrice del sito www.soulhealer.com].
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