È opinione diffusa che il linguaggio e la capacità di pensiero simbolico erano alcuni fra i vantaggi che avrebbero consentito ai nuovi arrivati - noi - di prendere il sopravvento sui Neandertal. Ora però, la scoperta di un'incisione su una pietra dolomitica, descritta sulla rivista Proceedings of the National Academy of Sciences, indica che la necessità di esprimersi artisticamente, quindi di elaborare pensiero simbolico, appartenevano anche ai nostri cugini estinti.
"All'inizio, non riuscivamo a credere a cosa avevamo scoperto, e abbiamo dovuto fare uno sforzo per convincerci che fosse vero", dice il direttore del museo di Gibilterra Clive Finlayson, che ha guidato la ricerca. "È arte? È un ghirigoro? Non saprei dirlo, ma di sicuro è una forma di disegno astratta".
Gli studiosi hanno effettuato la scoperta su una piccola sporgenza situata a circa 100 metri all'interno dell'attuale Grotta di Gorham, lungo la costa di Gibilterra.
"Possiamo affermare con certezza che risale a 39.000 anni fa, un'epoca in cui gli esseri umani moderni non erano ancora arrivati a Gibilterra", afferma Finlayson. Lo strato di terreno al di sopra della sporgenza rocciosa contiene utensili neandertaliani, e le analisi chimiche condotte sulla patina che ricopre l'incisione ne confermano la datazione fornita dai ricercatori.
"Penso che lo studio provocherà molte polemiche e discussioni", commenta la paleoantropologa Gilliane Monnier della University of Minnesota. "Ma gli argomenti dei ricercatori sono molto solidi".
Cugini prodighi
I primi esseri umani anatomicamente moderni disseminarono arte rupestre in tutta Europa, e già 75.000 anni fa, in Africa, scambiavano perline di madreperla. Homo neanderthalensis non ha lasciato dietro di sé un'eredità comparabile in termini di decorazioni (anche se è stato più volte riscontrato l'uso di penne o di artigli a scopo ornamentale); si prendeva però cura dei malati e seppelliva i morti.
Le testimonianze finora rinvenute di possibile espressione artistica da parte dei Neandertal sono oggetto di accesi dibattiti - pensiamo ad esempio alle tracce di ocra trovate nei siti funerari, che per alcuni sono residui di pelli conciate. Inoltre, da decenni si discute se gli stencil di mani e le incisioni di 40.800 anni fa trovati nella Grotta di El Castillo, in Spagna, siano opera di Neandertal o di antichi Homo sapiens, senza purtroppo un ritrovamento di ossa o utensili che riesca a derimere la diatriba.
L'incisione scoperta ora però, lunga circa 15 centimetri, si trova al di sotto di uno strato di "immondizia" neandertaliana, spiega Finlayson. "Quelle incise sono forme astratte, quasi geometriche", dice lo studioso.
Gli esperimenti condotti con copie di strumenti litici neandertaliani indicano che l'incisione è stata fatta con punte di pietra fatte passare sulla dura roccia dolomitica almeno 54 volte; e gli stessi test mostrano che, se si fosse trattato di segni di tagli effettuati durante la lavorazione di pelli, ad esempio, non avrebbero lasciato gli stessi solchi appuntiti che si osservano nell'incisione.
Le prove si accumulano
Le analisi, molto rigorose, indicano che l'incisione a croci non può essere stata prodotta da un animale, sottolinea l'esperto di datazioni al carbonio Tom Higham, dell'Università di Oxford.
Quando la Grotta di Gorham era abitata dai Neandertal, la zona era ricca di prede, perlopiù cervi, ma anche da animali feroci. I ricercatori suggeriscono che la sporgenza rocciosa fosse un luogo in cui i Neandertal si riposavano, proteggendosi dietro ai falò di notte da predatori come leoni, iene, lupi. "Era un luogo ideale dove riposarsi e incidere qualcosa", dice Finlayson.
Non esistono testimonianze di presenza di Homo sapiens nella regione a quell'epoca, quindi gli unici ad aver potuto realizzare l'incisione sono i Neandertal.
Lo studio afferma che quello scoperto è il primo esempio di disegno astratto non prodotto da esseri umani moderni, e quindi, "ne consegue che la capacità di pensiero astratto non era esclusiva".
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