Jaime Maussan non si arrende: “Quella non è la Mummia di un bambino!” – Intervista al giornalista messicano sotto accusa per le “Roswell Slides”.
La questione delle “Roswell Slides” (erroneamente definite tali sin dall’inizio) è giunta ad una svolta velocemente.
In meno di due settimane dall’evento del 5 Maggio a Mexico City, le tanto attese diapositive si sono dimostrate un terribile boomerang per il giornalista messicano Jaime Maussan e per quanti lo hanno supportato e accompagnato fin sul palco del mastodontico Auditorium Nacional, dove una platea di circa 7 mila spettatori ha assistito a una conferenzamultimediale di cinque ore e un numero imprecisato di persone l’ha seguita in diretta streaming, al costo di una ventina di dollari americani. Un giornale messicano ha parlato di due milioni di contatti internet (collegarsi costava circa 16 euro) mentre Maussan a chi scrive ha parlato di alcune migliaia, come confermato da una testata seria come il Mirror britannico. Una discrepanza enorme, assurda e inconcepibile per organi di comunicazione che si rispettino. E per tutta questa storia.
L’intervista che segue è stata realizzata in Inglese via collegamento Skype, in due giorni diversi occasioni e non è stata preparata né audioregistrata. Il primo colloquio solo in audio, il secondo anche in video.
Martedì 12 Maggio 2015
Baiata: Jaime, grazie, non mi aspettavo una risposta così repentina alla mia chiamata di stamattina. Ok, a te la scelta. Da dove partiamo?
Maussan: Dal fatto che ciò che sta accadendo è ingiusto. Tutti si basano sulla scritta che appare sulla targhetta della teca, considerandola la prova definitiva del falso, ma vorrei arrivarci fra un momento. Mi sconcerta che nessuno abbia mostrato e stia mostrando alcun interesse per i risultati delle ricerche forensi che hanno individuato in quel cadavere una serie di anomalie rilevanti che lo differenziano da un corpo umano. Come le spiegano? Come spiegano la presenza di sole sei costole? Cosa hanno di umano? Gli anatomo-patologi messicani – le loro perizie scritte saranno pubblicate a breve – hanno tutti concordato che la lunghezza delle ossa, la difformità del femore distale (prossimo al ginocchio), l’assenza dell’articolazione del polso e delle clavicole, le minimali caratteristiche facciali con denti inesistenti e naso appena percettibile, costituiscono un complesso morfologico completamente improprio per un mammifero e fanno escludere che si tratta di un essere umano.
Baiata: Quindi, che peso dovremmo dare a questi dati anomali?
Maussan: Che dovrebbero essere presi in considerazione. Invece, a causa della scritta decifrata mediante il sistema di digitalizzazione usato da Frank Warren (e diversi altri, Ndr), sono emerse le parole “Corpo Mummificato di un Bambino di Due Anni”, mentre alle analisi dei nostri esperti nessun termine risultava leggibile. Sono quindi del parere che i dati, per come sono stati analizzati, proposti e interpretati, siano stati condizionati dal presupposto che l’immagine mostrasse un essere umano. Da qui si sono scatenati contro di me i molti che non fanno indagini sul campo e vivono su Internet. Noi dimostreremo che le lettere non sono leggibili. Le stiamo testando di nuovo.
Baiata: Perché non avete interpellato David Rudiak, al quale si deve l’elaborazione del famoso “Ramey Memo” che portò alla decifrazione parziale, ma molto significativa, del telex, il foglio di carta che ha in mano il Generale Ramey nella foto scattata durante la conferenza stampa del “pallone sonda” a Fort Worth, a seguito dell’incidente di Roswell del Luglio 1947? Lì anche c’era solo una fotografia, ma ne è venuta fuori una “quasi pistola fumante”…
Maussan: Glielo abbiamo chiesto! Rudiak ci ha lavorato su e persino lui non è stato in grado di tirare fuori niente da quella targhetta. Lo stesso vale per i foto analisti del Pentagono: non sono riusciti ad evidenziare e decifrare niente.
(NOTA dell’Autore: sarebbe stato giusto chiedere qui come mai la scritta sulla targhetta, nella seconda diapositiva virata in blu, appaia coperta, sbianchettata).
Baiata: Alle accuse dovresti rispondere tu, con una dichiarazione ufficiale, questo si attende la maggioranza delle persone. Considera che in Italia, come negli Stati Uniti, è opinione prevalente che sia tutto falso.
Maussan: Tom Carey e Donald Schmitt stanno preparando il testo della dichiarazione ufficiale, che sarà firmata da noi congiuntamente…
(Nota: Poche ore dopo questa intervista, Tom Carey rilasciava un comunicato a titolo personale e dai toni pacati in cui ribadiva che pur non potendo dimostrare che quello ritratto nelle diapositive sia il corpo di un alieno, altresì non si diceva convinto che fosse umano. Don Schmitt, dal canto suo, il 14 Maggio ha preso le distanze da tutta la faccenda, chiedendo accoratamente scusa ai suoi estimatori perché per tre anni, trascinato dallo zelo, non ha visto l’altra faccia della medaglia: che poteva trattarsi di una mummia umana).
(… Maussan): Va ricordato che abbiamo tutto in Spagnolo. Stiamo traducendo in Inglese i documenti dei patologi dell’Istituto Nacional de Medicina Legal y Ciencias Forenses e poi li presenteremo sottotitolati. Prima di emettere una sentenza, di dare tutto per scontato sulla base della targhetta, bisognerebbe vedere e valutare tutto quello che abbiamo prodotto in questi anni di ricerche. Poi giudicare.
Baiata: Se Adam Dew è il proprietario delle diapositive e ha cercato di proporle a John Rao di Open Minds, come mai quest’ultimo ha rinunciato? E, cosa rispondi a chi dà ormai per assodato che quella è una piccola mummia umana esposta in un museo?
Maussan: Confermo, il proprietario è Adam Dew. Rao non ha acquistato le diapositive perché dubita che si tratti di qualcosa di alieno. La questione della “Mummia” per me è un’ipotesi circostanziale (indiretta, basata su elementi collegabili a un determinato evento, ma non decisiva, Nd.R.) e altrettanto valida e circostanziale potrebbe essere l’ipotesi che i corpi, che erano custoditi in un hangar, siano stati messi in scatole di legno e quindi trasportati altrove, per essere analizzati in ambiente militare, dove sarebbero state scattate le foto. Anche la targhetta costituisce un elemento circostanziale e in un’aula di tribunale non verrebbe accettata come prova. Quello che conta non è quella scritta, è il corpo. E ancora più importante è la ricostruzione forense, assolutamente neutrale, che è stata realizzata e che ha dimostrato che il cadavere ha una lunghezza di circa 120 centimetri. Ora, qualcuno può spiegarmi come possa la mummia di un bambino di due anni essere lunga 120 cm, se nella media un bimbo di due anni non supera gli 87 centimetri di altezza? Non è un bambino.
Baiata: Avrei molte altre domande, ma preferisco lasciarti alle decine di chiamate telefoniche che ti stanno arrivando. Jaime, attendo che tu mi faccia pervenire copie alla massima risoluzione delle diapositive originali.
Maussan: Promesso.
Giovedì 14 Maggio
Impegni personali mi hanno indotto ad attendere altri due giorni, poi Maussan mi ha chiamato nuovamente via skype, stavolta in video.
Maussan: Maurizio, vorrei aggiornare le mie dichiarazioni alla luce di nuovi sviluppi, precisando alcune cose importanti.
Baiata: Ok, Jaime, non posso registrare ora. Ma sono pronto.
Maussan: Ok. Tutta la storia della “Mummia” per me fa parte di una campagna di disinformazione tesa al discredito ai miei danni e di altre persone. Una campagna che ha convinto la gente che si tratta di una mummia. L’hanno descritta così sulla base della dicitura sulla targhetta, hanno stabilito che era stata esposta in un museo per lungo tempo, eppure non ne hanno trovato alcuna immagine. Hanno detto che la mummia è stata seppellita molti anni fa. Certo, questo è possibile, in tutto il mondo esistono musei etnologici e archeologici che espongono mummie.
Baiata: Quindi?
Maussan: Ripeto: mostratemi le foto di questa mummia. Credo però che il problema vada ricercato alla fonte dalla quale la notizia della mummia è scaturita, ovvero Anthony Bragalia. Chi è Anthony Bragalia? Prova a porre la domanda a chiunque e nessuno saprà risponderti. Esiste davvero questo signor Anthony Bragalia? Potrebbe trattarsi di un nome fittizio, dietro cui si cela un personaggio infiltrato nell’ambiente ufologico. Chi lo conosce? Anche se non fosse tale, cosa lo muove? Dichiara di essere un esperto in mummie, di averne studiate circa 400 e allora come mai è stato lui il primo ad aver rilasciato informazioni sulle diapositive? Non si era reso conto che si trattava di una mummia?
Baiata: Descritto come un esperto ufologo, avevo visto Bragalia molto attivo e informato quindi, essendo italoamericano, sai come è fra “paesani”, avevo pensato di stabilire un contatto con lui, ma al suo defilarsi avevo rinunciato, ora certamente lo cercherò di nuovo.
Maussan: Fu lui a contattare anni fa Don Schmitt e Tom Carey, che appartenevano al “Roswell Dream Team” e gli passò dei documenti classificati e informazioni di fonte militare, che usarono per il loro libro “Witness to Roswell” e lo ringraziarono pubblicamente. Da qui il suo nome prese a circolare nella comunità ufologica e infatti anche Bragalia è entrato nel Dream Team. Ma Schmitt e Carey non lo conoscono di persona.
Baiata: Strana questa assenza di notizie su Bragalia.
(in merito a Bragalia, vedi nota 1-2-3 con le dichiarazioni di Richard Dolan, Stephen Bassett e Peter Robbins. Ndr).
Maussan: Esatto. Non circolano sue foto. Nessuno ha mai visto la sua faccia, in campo ufologico. Carey e Schmitt l’hanno invitato a Roswell, ma ha declinato, adducendo ragioni di salute, o che non poteva prendere l’aereo. Con lui, solo comunicazioni solo telefoniche. Non si sa dove abiti. È stato invitato per l’evento di Mexico City, ha rifiutato. C’è di più. Eppure, guarda caso, a proposito della “Mummia”, pochi giorni fa il giornalista televisivo spagnolo José Antonio Caravaca, anche lui ufologo, ha ricevuto una telefonata da Bragalia, che gli ha detto di aver individuato il museo in cui il corpo era stato custodito.
Baiata: Jaime, dagli USA all’Europa, il coro di critiche si arricchisce ogni giorno di voci sempre più dure nei tuoi confronti, come quella del nostro amico inglese Philip Mantle.
Maussan: A questo punto devo dire cosa penso di Mantle. Puoi citarlo tranquillamente. Penso che stia facendo tutto questo solo per redimersi dalla pessima figura fatta con il Santilli Footage. Per riacquistare credibilità. Ma preferisco tornare al punto principale, la “Mummia”. Dove sarebbe finita? Dicono che è stata sepolta. Ok, ma le prove, allora? Nessuna. Invece, noi abbiamo prodotto un testimone oculare, Eleazar Benavides, ex militare che vide gli esseri nell’hangar di Roswell e per lui la somiglianza fra quello che vide e il corpo nelle diapositive è totale.
Baiata: E questa testimonianza ti ha portato a dire “Diapositive di Roswell”, non ti sembra di aver sbagliato?
Maussan: Non sono stato io a chiamarle in questo modo, ma altri. Voglio arrivare a una precisazione importante. Mi riferisco a quello che ti ho detto due giorni fa, che non eravamo stati in grado di decifrare niente dalla targhetta. Ebbene ora siamo riusciti a decifrare alcuni termini e coincidono con quelli riscontrati da altri. Abbiamo decifrato i seguenti termini: “… BODY TWO YEAR OLD BOY”. Ma non siamo riusciti a decifrare il “MUMMIFIED”, che ancora non risulta leggibile. Quindi abbiamo “… CORPO DI UN BAMBINO DI DUE ANNI”. Ora, non è possibile che sia il corpo mummificato di un bambino di due anni, come hanno ribadito anche oggi gli anatomo-patologi dell’Istituto di Medicina Legale e Scienze Forensi. È impossibile perché l’altezza massima di un piccolo di due anni è 87 centimetri e inoltre, se si fosse trattato di un bambino Anasazi, sarebbe stato di altezza ancora minore. Un’ultima cosa. Sembra che in quel museo arrivarono due corpi. Di uno sappiamo. Dell’altro invece si sa che non venne preso in carico, perché le sue fattezze erano troppo impressionanti per i visitatori.
Baiata: Grazie, Jaime.
Maussan: Grazie a te, Maurizio.
Note
1. Il 23 Aprile 2015, Bragalia dichiarava in merito alla presentazione di Mexico City, sul blog UFO Conjectures : “Ovviamente, sono stato invitato, ma non ci andrò perché non mi presto ad ‘apparizioni’ di alcun tipo, a meno che non riguardino la mia vita professionale”.
(In precedenza, Bragalia aveva detto, sempre su UFO Conjectures: “Ci sono veramente molte differenze tra una mummia umana e l’umanoide ritratto nelle slides, forse persino una trentina che antropologi e periti forensi hanno notato. Tutte queste differenze verranno dettagliate nel corso della presentazione”.)
2. Fra i ricercatori da me interpellati, Richard Dolan, che era presente sul palco a Mexico City, ha subito attacchi feroci per il suo coinvolgimento e ha preso anche lui le distanze.
Baiata: Richard, conosci Anthony Bragalia, lo hai mai incontrato?
Dolan: Con Tony Bragalia ho avuto diverse lunghe conversazioni telefoniche prima che decidessi di andare a Città del Messico. Devo dire che l’ho trovato aperto e coinvolgente. Molto sincero e cortese. Non credo che nessuno nel nostro settore lo abbia incontrato di persona. La sua professione, è un dirigente di una società che si occupa di ricerca di personale qualificato per inserimento lavorativo (un cacciatore di teste), gli impone di mantenere separata la sua immagine dalla ricerca sugli UFO.
Baiata: Chi è stato contattato per primo e chi ha tirato fuori la notizia dell’esistenza delle diapositive?
Dolan: Don Schmitt mi disse che non era stato Tony ad entrare in possesso delle diapositive, ma per primi sono stati contattati loro due (da Adam Dew, NdR) e prima che Tony ne venisse a conoscenza. A meno che io non stia facendo confusione. Don e Tom hanno ricostruito tutta la storia e me l’hanno riferita quando eravamo in Messico. Se ricordo correttamente, una donna che si occupava di pulizie e di rimozione dei rifiuti da abitazioni private, acquisì le diapositive nel 1998. Osservandole, si accorse che valeva la pena conservarle. Un paio di anni dopo, notò che la scatola contenente le diapositive stava rompendosi e fu allora che si accorse delle due fotografie che ritraevano un corpo. Volendo disfarsene, le diede a suo fratello, il quale dopo qualche tempo decise di mettersi in contatto con dei ricercatori UFO per vedere cosa ne sarebbe potuto uscire e per primi contattò Don e Tom. Il fratello in questione, però, era anche amico di Adam Dew, quindi se ho capito bene, ha coinvolto Adam nella faccenda. Mentre Adam indagava in proprio nel Midland Texas, in cerca di ulteriori informazioni su Hilda e Bernard Ray, sembra che qualcuno sia venuto a conoscenza della storia o abbia sentito una conversazione, e chiamò Nick Redfern al telefono. Se non sbaglio, Nick ne parlò con Rich Reynolds, quello del sito blog e così la storia è trapelata. Ora, in tutto questo, credo che Tony Bragalia sia stato coinvolto attraverso conversazioni con Don o Tom. Il che accadde nella fase iniziale.
3. Ecco quanto dichiarato da Stephen Bassett, l’attivista esopolitico leader del Paradigm Research Group di Washington, DC.
Baiata: Steve, hai mai incontrato di persona Anthony Bragalia, dal momento che il suo nome era apparso fra i relatori convocati in alcune delle Exopolitics Conferences da te organizzate, ha mai partecipato di persona a una di esse?
Bassett: Non credo, Maurizio. Non ha mai preso parte ad alcuna delle X-Conferences, a quanto mi risulta. Si tratta di eventi a carattere prettamente “didattico”. Le diapositive presentavano problemi. Non bisogna attendersi che abbiano un qualche impatto sul processo di Disclosure che continua ad andare avanti. Mi auguro che la questione venga risolta presto.
Questo mio articolo è poco più del classico sasso in uno stagno. Non aggiunge molto a quanto si sia appreso sin qui a proposito della “débacle di Mexico City”, ovvero lo “scandalo delle Roswell Slides”, la truffa miliardaria della mummia aliena” eccetera eccetera. Come articolo di riferimento, che risponde con grande equilibrio alla maggioranza degli interrogativi sollevati da tutto il caso, segnalo questo reaizzato da un sito francese (in Lingua e in Inglese): nabbed.unblog.fr
Nell’attesa dei dati delle “perizie” degli anatomo-patologi messicani, mentre l’antropologo spagnolo Miguel Botella si è pronunciato per la “mummia di un bambino” nel programma TV Cuarto Millenio condotto da José Antonio Caravaca, a me non restava altro che contattare via email Anthony Bragalia. Il contatto è riuscito. Bragalia, Italiano di terza generazione, si è mostrato cortese e disponibile, per un’intervista che presto conto di presentare su queste stesse colonne e, ovviamente, del museo di Mesa Verde dove la mummia di quel bambino fu esposta per tanti anni, non mancheremo di parlare.
Ahhh… Mesa Verde, era quel posto sperduto nel deserto dove Rod Steiger e James Coburn fanno saltare la banca nel mitico “Giù la testa” di Sergio Leone. Entrati nel caveau, però dentro non c’era neppure un grammo d’oro, ma i nostri eroi avrebbero portato alla libertà tanta povera gente e poi… era la Rivoluzione.
Nato a Roma nel 1951, giornalista, critico musicale e direttore di testate Rock negli anni ’70, programmista, regista e conduttore di numerose trasmissioni radiofoniche RAI. In campo discografico e culturale è stato nel management di grandi aziende, come RCA Italia, Virgin Dischi, Video Electronics Club, Editalia (Istituto Poligrafico dello Stato), dove ha ricoperto ruoli di responsabile ufficio stampa, PR, Promotion e Marketing internazionale.La sua attività pubblicistica negli anni ’90 si è orientata verso il mondo dei Misteri e del giornalismo investigativo, formandosi anche alla “scuola” di Giovanni Minoli (“Mixer” e “Misteri”) e divenendo figura di riferimento nel campo editoriale e divulgativo per le tematiche collegate al fenomeno UFO, anche alla luce delle decine di documentari da lui prodotti e di cui ha curato l’edizione italiana sia per la la TV sia per l’Home Video.Innumerevoli le sue partecipazioni televisive, come esperto e protagonista di esperienze di contatto e di incontro con entità sconosciute, occasioni per lui sempre di aperto confronto con esponenti del mondo scientifico e religioso e dalle quali uscire a testa alta. Figlio di un emigrato in America, ha vissuto a lungo negli Stati Uniti, giungendo a dirigere, fra il 2009 e il 2011 a Phoenix, Arizona, il prestigioso bimestrale “Open Minds Magazine”.Conduttore, direttore e organizzatore di congressi nazionali e internazionali, negli ultimi anni ha dato alle stampe diversi libri, dal suo “Gli Alieni Mi Hanno Salvato la Vita” (X Publishing prima edizione, Verdechiaro Edizioni nella seconda) al cult book del dottor Michael Wolf “The Catchers of Heaven” – “I Guardiani del Cielo” (in terza edizione, per la Verdechiaro).Musica Rock, EFO e Alieni, Arti Marziali e amore per la Verità, questa la sua vita.
Nessun commento:
Posta un commento