Le veneri paleolitiche sono statuine preistoriche raffiguranti donne con gli attributi sessuali molto pronunciati e ritratti con certo realismo. Le statuine sono state rinvenute in diverse località europee. La datazione è controversa, dato che i ritrovamenti sono avvenuti spesso in condizioni che non assicurano una corretta ricostruzione scientifica, così come rimane sconosciuto il motivo della loro creazione. Una nuova Venere scoperta in Francia si aggiunge all'enigmatica collezione.
Nel corso di una campagna di scavi nei pressi di Amiens, Francia, un gruppo di archeologi francesi ha portato alla luce una statuina di una donna risalente a circa 23 mila anni fa.
Si tratta di una scoperta rara e importante. La preziosa reliquia è un magnifico esempio di arte paleolitica e si aggiunge alla collezione di altre 15 figure simili già trovate in Francia.
Secondo quanto scrive l’AFT, la scoperta è stata fatta nel corso di uno scavo in un sito paleolitico di Amiens, nel quale gli archeologi si aspettavano di trovare frammenti di selce e strumenti in osso. Durante lo scavo si sono imbattuti in una ventina di frammenti di calcare che non apparivano di origine naturale.
Dopo essere riusciti a mettere insieme i vari pezzi, i ricercatori si sono trovati di fronte alla forma di una figura umana femminile. “La scoperta di questo capolavoro è eccezionale e molto significativa a livello internazionale”, ha detto ai media Nicole Phoyu-Yedid, capo degli affari culturali della zona.
La statuina misura circa 12 centimetri di altezza e rappresenta una donna con grandi seni e glutei pronunciati. La testa e le braccia sono meno dettagliate, caratteristiche tipiche delle Veneri Paleolitiche, le quali formano una collezione di circa 200 esemplari trovati in tutta Europa.
Tuttavia, la statuina di Amiens è la prima ad essere stata trovata in Francia dopo circa mezzo secolo dall’ultimo ritrovamento. La datazione al radiocarbonio ha restituito un’età pari a 23 mila anni.
Le Veneri Paleolitiche formano una collezione di manufatti preistorici raffiguranti donne con caratteristiche fisiche precise: grandi seni, fianchi, glutei e cosce pronunciate, arti superiori e inferiori poco sviluppati e nessun volto. Molte di esse sembrano rappresentare donne in gravidanza.
La Venere più antica che si conosca è quella di Tan-Tan, rinvenuta in Marocco nel 1999. La statuetta è alta circa 6 centimetri, in quarzite, di sesso indeterminato e scolpita senza una testa ben definita. È stata datata in un intervallo di tempo che va dal 500.000 a.C. al 300.000 a.C., per cui potrebbe essere contemporanea della Venere di Berekhat Ram e quindi tra le prime rappresentazioni della figura umana.
Sono molte le interpretazioni sul significato delle figurine, ma nessuna di esse si basa su un qualunque tipo di prova concreta. Come molti artefatti preistorici, il loro significato culturale è per noi ignoto.
Anche il termine “Veneri Paleolitiche” è in sé controverso. Certamente è ispirato a Venere, la dea greca dell’amore, il che suppone che le figurine rappresentino una divinità. Naturalmente, questa è una spiegazione possibile, ma è solo una delle tante.
Altri interpretazioni comprendono la possibilità che si tratti di simboli di fertilità, rappresentazioni ideali di bellezza femminile, icone religiose, rappresentazioni della dea madre o anche l’equivalente delle nostre immagini erotiche.
Purtroppo, il vero significato e lo scopo di queste statuine non può essere pienamente conosciuto, lasciandoci con la domanda sul perché i nostri antenati abbiano creato figure simili e quale significato attribuissero ad esse.
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