Le punte di quelle che si pensavano lance erano invece utensili di ossidiana: lo sostengono i ricercatori della Binghamton University di New York a proposito della civiltà Rapa Nui sull'isola cilena
Non punte di lance ma strumenti e utensili per la vita di ogni giorno: questa la funzione delle migliaia di punte di ossidiana presenti sull’isola di Pasqua, che ne riscrivono la storia.
La civiltà Rapa Nui non sarebbe dunque stata sconvolta da spaventose guerre scatenate dalla mancanza di cibo, come finora creduto, ma avrebbe vissuto bene fino all’arrivo degli europei.
Lo sostengono i ricercatori guidati da Carl Lipo, della Binghamton University di New York, in uno studio pubblicato sulla rivista Antiquity.
In questi anni si era creduto che prima dell’arrivo degli europei, gli abitanti dell’isola fossero rimasti privi di risorse, finendo per iniziare furiose lotte che portarono alla fine della loro civiltà.
A sostegno di questa ipotesi c’erano le migliaia di punte triangolari in ossidiana, note come “matà’a”, trovate sull’isola, ritenute le armi della guerra usate dagli antichi abitanti dell’isola.
Ma Lipo e il suo gruppo di ricercatori hanno analizzato foto della forma irregolare di 400 “matà’a” raccolte nell’isola, con una tecnica nota come morfometria, che fa uno studio quantitativo delle forme. Confrontandole con le altre armi tradizionali, sono arrivati alla conclusione che le matà’a non furono usate in una guerra, perché sarebbero state delle pessime armi.
«Se si guarda la loro forma, non sembrano proprio armi», commenta Lipo. «Confrontandole con le armi europee e quelle trovate nel resto del mondo, si vede che queste ultime hanno una forma regolare e sistematica, che gli consente di adempiere bene alla loro funzione».
Secondo Lipo queste prove supportano l’idea secondo cui l’antica civiltà dell’isola non ha mai vissuto la tanto citata ipotesi della guerra e dei combattimenti. «La teoria della catastrofe e collasso della civiltà dell’isola non è vera. Le popolazioni vissero bene e in modo sostenibile fino al contatto con gli europei», aggiunge.
Se le “matà’a” sono state trovate in tutta l’isola è perché, ritengono i ricercatori, erano strumenti usati per le coltivazioni e azioni rituali, come i tatuaggi, o le più banali attività domestiche.
L’isola di Pasqua, anche conosciuta come “Rapa Nui” in lingua nativa (che significa isola roccia), si trova nell’oceano Pacifico, circa 3600 km a ovest del Cile. Questo piccolo pezzo di terra emersa rappresenta uno dei più grandi enigmi dell’antropologia e dell’archeologia moderna. Secondo la leggenda, infatti,
Rapa Nui sarebbe l’ultimo lembo di terra un tempo appartenuto al continente perduto di Mu, sede della prima civiltà umana sorta sul nostro pianeta circa 50mila anni fa. Dunque, i Moai sarebbero le reliquie di una civiltà arcaica perduta tra le onde dell’Oceano Pacifico.
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