Una lunga fila di pietre sommerse al largo delle Bahamas divide i ricercatori: si tratta di una bizzarra formazione naturale, oppure è parte di un'antica costruzione collocabile tra i 10 mila e i 20 mila anni fa?
Bimini Road è il nome dato ad una curiosa fila di pietre sommerse scoperta nel 1968 al largo delle coste delle Bimini, un gruppo di isole che compongono l’arcipelago delle Bahamas.
Fin da quando fu individuata, la strana composizione rocciosa ha separato gli scienziati in due schieramenti contrapposti: da un lato ci sono coloro che affermano che si tratta semplicemente di una bizzarra formazione naturale, dall’altra ci sono coloro che affermano che le rocce potrebbero essere i resti di una strada appartenuta ad una antica città esistita tra i 12 mila e i 29 mila anni fa.
Chiaramente, l’affermazione di coloro che vedono in Bimini Road una costruzione artificiale, con le loro conclusioni sfidano la comprensione convenzionale sullo sviluppo delle civiltà evolute, che secondo gli antropologi sono comparso solo 5 mila anni fa.
La scoperta
Il 2 settembre del 1968, durante le immersioni in uno spazio di mare non troppo profondo (circa 6 metri) al largo della costa nordoccidentale di North Bimini, J. Manson Valentine , Jacques Mayol e Robert Angove si imbatterono in quello che parve immediatamente come una pavimentazione, composta da numerose pietre arrotondate di varie dimensioni e spessore.
La pavimentazione, diventata poi famosa con il nome di ‘Bimini Road’ o ‘Bimini Wall’, mostrava un elemento lineare nord-est-sud-ovest. Dopo la sua scoperta, la formazione rocciosa è stata visitata ed esaminata da geologi, archeologi professionisti e amatoriali, antropologi, ingegneri marini e innumerevoli subacquei.
Poco distante da Bimini Road, successivamente gli esploratori hanno trovato altre due estensioni lineari tipo ‘marciapiede’, posizionate parallelamente alla formazione rocciosa. La ‘pavimentazione’ si estende per circa 0,5 chilometri, con una pronunciata curva nella sua estremità sudoccidentale.
Si compone di blocchi di pietra con una misura media di 2-4 metri. I blocchi più grandi mostrano bordi complementari che mancano nei blocchi più piccoli.
I blocchi sono costituiti di pietra calcarea e mostrano angoli fortemente arrotondati, fenomeno dovuto all’erosione lenta e inesorabile del movimento delle acque, il che ha compromesso anche la possibilità di trovare eventuali segni di lavorazione o iscrizioni.
Il problema della datazione
I tentativi eseguiti per tentare di determinare l’età di questa curiosa formazione ha richiesto l’utilizzo di tecniche diverse, con risultati non sempre coerenti.
Nel 1979, il laboratorio gestito dal Dipartimento di Geologia presso l’Università di Miame eseguì la datazione su alcuni campioni raccolti nel 1977. I risultati indicavano un’antichità compresa tra un massimo di 3500 anni a un minimo di 2700 anni.
La datazione è coerente con l’antichità delle sabbie delle Bahamas, formatesi per lo più da gusci e conchiglie marine nello stesso periodo. I risultati sembravano sostenere il parere di coloro che vedevano in Bimini Road una semplice, seppur bizzarra, formazione naturale.
Tuttavia, i sostenitori dell’ipotesi artificiale non si sono dati per vinti e hanno contestato i risultati delle analisi, affermando che i campioni utilizzati non sono validi perchè contaminati da materiale biologico più recente, certamente coerente con le sabbie delle Bahamas.
Due studiosi, Gifford, J.A., e M.M. Ball, nel 1980 hanno pubblicato uno studio ( Investigation of submerged beachrock deposits off Bimini) pubblicato sul National Geographic Society Research Reports, nel quale venivano riportati i risultati di nuove analisi eseguite su campioni di roccia più interni, rivelando un’antichità di 15 mila anni, con uno scarto di ±300 anni.
Ma ritenendo ognuno dei due schieramenti i risultati che sostengono la propria ipotesi, le nuove analisi finirono per acuire lo scontro teoretico. Il dottor Eugene Shinn, geologo in pensione dell’U.S. Geological Survey liquida come ‘New Age’ l’idea che una cultura avanzata abbastanza da poter costruire una struttura del genere sia esistita in quella regione in un tempo tanto remoto.
In uno studio pubblicato nel 2005, il dottor Greg Little bolla come ‘ridicole’ le affermazioni di Shinn. “Non mi aspetto che uno qualsiasi degli scettici possa cambiare la sua opinione o anche prendere in considerazione eventuali alternative alle loro granitiche convinzioni”, scrive Little.
“Tutte le idee contrarie alle loro credenze probabilmente vengono percepite come una minaccia professionale e psicologica”, continua il ricercatore. “Nella lunga storia della scienza si possono trovare numerosi esempi di convinzioni largamente diffuse che sono poi state smentite dalla ricerca. Ma anche di fronte a prove incontrovertibili molti cosiddetti scienziati si rifiutano di accettare che le loro convinzioni sono errate”.
E se fosse realmente artificiale?
A convincere molti ricercatori ‘non ortodossi’ del fatto che Bimini Road sia stata costruita da una civiltà antidiluviana, ci sono altri due fattori, uno geografico e uno più ‘esotico’.
Le isole Bahamas si trovano su quello che è considerato il lato sudoccidentale del cosiddetto ‘Triangolo delle Bermuda’, una porzione dell’oceano scenario di molti fenomeni fisici non del tutto spiegati e dove sul fondo si troverebbe una gigantesca piramide, reperto importantissimo della famosa Civiltà di Atlantide.
Tanto basta a far considerare la formazione di Bimini come una struttura facente parte di un complesso monumentale molto più ampio, andato distrutto nel cataclisma globale di 13 mila anni fa che, come credono in molti, ha cancellato la civilizzazione atlantidea diffusa su tutto il pianeta.
Inoltre, i sostenitori dell’ipotesi atlantidea sottolineano che non si possono ignorare le intuizioni di Edgar Cayce, un noto sensitivo americano vissuto tra il 1877 e il 1945, il quale nei scritti predisse che Atlantide sarebbe stata scoperta poco distante dalla costa di North Bimini. Sorprendentemente, nel 1968 fu scoperta quella che sembra essere una vera ‘strada’ sommersa proprio nell’area indicata da Cayce.
Comunque, al di là delle convinzioni personali e delle teorie più esotiche che si possono elaborare, non c’è dubbio che le rocce di Bimini rappresentino una sfida per la scienza, sia se la si consideri una formazione naturale, in quanto si tratta di una vera e propria bizzarria della natura, sia se la si consideri un reperto archeologico, tanto antico da costringere a rivedere la storia della civilizzazione umana.
Tuttavia, le ultime ricerche in campo archeologico confermano sempre più che la civilizzazione umana sia cominciata molto prima di quanto sia stato fino ad oggi creduto, quindi l’ipotesi artificiale di Bimini Road si innesta in maniera abbastanza coerente con il nuovo quadro che sta emergendo.
“Per ovvie ragioni, gli archeologi tradizionali hanno evitato Bimini Road come se fosse infettata da un virus mortale”, scrive il dottor Little. “Le loro opinioni sono condizionate più dalle loro convinzioni che dall’evidenza delle analisi di laboratorio”.
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