A vederlo così non assomiglia a niente in particolare. Solo fango di sabbia nera con qualche piccola “scintilla di luce”, un po’ come se fosse quarzo. Stiamo parlando del Coltan, un minerale ormai famoso per la sua importanza nella più sofisticata industria dell’Hi-Tech.
Oltre a essere l’ingrediente fondamentale nella costruzione dei nostri telefoni cellulari, il coltan è usato nell’industria aerospaziale per fabbricare i motori dei jet, oltre agli air bag, ai visori notturni, alle fibre ottiche, e molto altro ancora.
In particolare, spiegano gli esperti, serve ad ottimizzare il consumo della corrente elettrica nei chip di nuovissima generazione. ovviando quindi al problema della durata delle batterie di vari dispositivi tecnologici. Infatti, i condensatori altantalio (tantalite, metallo contenuto nel coltan, generalmente mescolato insieme alla columbite) permettono un risparmio energetico e quindi una maggiore versatilità degli apparecchi.
Dunque un minerale considerato molto prezioso, già conosciuto e sfruttato anche prima della seconda guerra mondiale, ma oggi più che mai strategico e richiestissimo.
Possiamo immaginare che con il fenomeno prettamente commerciale dell’obsolescenza programmata e dell’azione di marketing di surclassare in tempi brevissimi un prodotto tecnologico a favore delle new-entry sul mercato, l’utilizzo del coltan è in aumento esponenziale così come lo sfruttamento delle miniere a cielo aperto, rare nel nostro pianeta e limitate a poche zone.
Tra queste, principalmente in Congo, l’estrazione ha assunto carattere di vero e proprio abuso.
Non perchè, come erroneamente si crede, sia in percentuale zona di maggior giacimenti del pianeta; si stima infatti che in Congo siano circa il 10% contrapposto al 41% del solo sud america (Brasile, Venezuela, Columbia). E per inciso, non che le zone del sud america godano di tutele e benefici poi tanto maggiori.
Non è solo un discorso collegato alle risorse del pianeta, all’uso improprio che facciamo di risorse naturali, di inquinamento industriale, ecosistema irrimediabilmente devastato e via dicendo.
Qui parliamo di sfruttamento umano, lavoro in schiavitù, di guerre, di finanziamento di armi .. un’onta inaccettabile verso i nostri simili, un oltraggio verso il quale non possiamo restare ignari e tantomeno indifferenti.
Lo scenario è inquietante.
Buchi scavati fino ed oltre cento metri di profondità e dove ogni giorno muore qualcuno. Un’intera popolazione sottoposta a violenza e sfruttamento da parte di guerriglieri che sottraggono illegalmente il minerale estratto a mani nude, per commercializzarlo e trarne beneficio economico al fine di finanziare gli armamenti utili alla guerriglia interna a sfondo politico. E se questo non dovesse bastare sembra che vicino al coltan si trovino anche uranio, torio e radio, materiali radioattivi che causano gravi malattie ai minatori. Autorità locali e militari della zona, apparentemente inermi e senza nessun supporto per contrastare e fronteggiare questo fenomeno.
Disponibile nel web un documentario girato dal danese Frank Piasecki Poulsen che già nel 2010 mostrava le condizioni in cui versano queste popolazioni e che oggi, per deduzione, possono essere solo aggravate dall’incessante aumentata richiesta di mercato.
Le multinazionali dell’Hi-tech, tutte, acquistando questi minerali illecitamente commercializzati alla fonte, diventano inequivocabilmente i diretti responsabili del finanziamento delle mafie africane, che forniscono ai guerriglieri le armi necessarie a mantenere l’Africa in un continuo stato di schiavitù e guerra perpetua.
E quando parliamo di multinazionali e quindi di forti interessi econmici, vediamo purtroppo ormai, sempre, una sorta di omertà e censura del “lato oscuro” che si nasconde dietro le più accativanti pubblicità di prodotti che invadono il mercato e le nostre vite. Nessuno parla, nessuno ammette, e quando và bene, le responsabilità vengono rimbalzate all’infinito tra enti, stati, governi, come in un flipper, dove quel che conta sono gli effetti scoppiettanti e luminosi del gioco a punti e non il valore delle vite umane e della loro tutela.
In Congo, per ogni Kg. di coltan estratto, muoiono due persone, probabilmente bambini, mentre in Columbia la stima è ancora incerta e forse peggiore di quanto accade in Africa.
Responsabilmente dovremmo in primo luogo ed in prima persona riflettere e limitarci negli acquisti di prodotti elettronici in senso generale e, in secondo luogo, fare attenzione a quei prodotti che non sono garantiti ovvero progettati e realizzati in modo etico, per non contribuire quindi alla barbarie.
Nascono infatti aziende a sfondo etico/sociale come fairphone la cui volontà è di contrastare l’attuale tendenza delle industrie leader, sul disinteresse dei diritti umani e che si evince da questi slogan:
Insieme possiamo cambiare il modo in cui i prodotti sono fatti.
- Estrazione
Vogliamo integrare materiali nella nostra catena di fornitura che sostengono le economie locali, non milizie armate. Stiamo iniziando con minerali senza conflitti dalla RDC per stimolare soluzioni alternative.
- Design
Stiamo usando il disegno per cambiare il rapporto tra le persone e i loro telefoni. Ci stiamo concentrando sulla longevità e riparabilità, di prolungare la vita utile del telefono e di dare agli acquirenti un maggiore controllo sui propri prodotti.
- Produzione
Gli operai di fabbrica meritano condizioni di sicurezza, salari equi e rappresentanza dei lavoratori. Lavoriamo a stretto contatto con i produttori che vogliono investire in benessere dei dipendenti.
- Ciclo Vitale
Stiamo affrontando l’intera durata di vita dei telefoni cellulari, compreso l’uso, il riutilizzo e il riciclaggio sicuro. Crediamo che la nostra responsabilità non finisce con le vendite.
- Imprenditoria Sociale
Stiamo lavorando per creare una nuova economia – quella in cui i valori sociali e ambientali diventano una parte naturale di fare business. Insieme, stiamo creando lo slancio per progettare un futuro migliore.
Concludo citando una grande anima, Mahatma Gandhi :
FONTE:Sii il cambiamento che vuoi vedere nel mondo.
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