OGGETTI FUORI DAL TEMPO








 RONDELLE DA UN PASSATO DI OLTRE 400 MILIONI DI ANNI.
LA NOTIZIA RISALE A CIRCA UN ANNO FA ED ARRIVA DALLA RUSSIA, DOVE GLI
oopart_ SCOPERTO IN RUSSIA 2011ARCHEOLOGI DELL’UNIVERSITA’ DI SAN PIETROBURGO HANNO CERTIFICATO IL RITROVAMENTO DI UNA ROCCIA CHE INCORPORA AL PROPRIO INTERNO DELLE PARTI METALLICHE ( RONDELLE, RUOTE DENTATE ECC. ECC. ) . MA L’INCREDIBILE STRANEZZA DEL RITROVAMENTO ASSUME CONNOTATI A DIR POCO ECCEZZIONALI QUANDO VIENE CERTIFICATA LA SUA DATAZIONE. INFATTI E’ IMPENSABILE PER LE CONOSCENZE ATTUALI PENSARE CHE 400 MILIONI DI ANNI FA ( A TANTO CORRISPONDE LA PRESUNTA ETA’ L’OOPART IN QUESTIONE ) CI POTESSERO ESSERE OGGETTI MECCANICI DI QUESTO TIPO.IL RITROVAMENTO DELL’INCREDIBILE OOPART E’ AVVENUTO A CICA 200 CHILOMETRI DALLA CITTADINA DI TIGIL NELLA REMOTA PENISOLA DEL KAMCHATKA, E HA DESTATO UN GROSSO SCALPORE NELLA COMUNITA’ SCIENTIFICA, PASSANDO INVECE PRATICAMENTE INOSSERVATO ATTRAVERSO I MEDIA DI TUTTO IL MONDO.ANCHE QUESTO RITROVAMENTO ENTRA A FAR PARTE A PIENO TITOLO IN QUEGLI OOPARTS ( OGGETTI FUORI DAL TEMPO ) CHE APRONO ( SE CE NE FOSSE ANCORA BISOGNO ) SCENARI DIVERSI DA QUELLI AL MOMENTO RISAPUTI.

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Il più famoso, forse, è il geode ritrovato nei pressi di Olancha, in California, nelle montagne di Coso, il 13 febbraio 1961, da una spedizione geologica guidata da Mike Mikesell, Wallace A. Lane e Virginia Maxey.
Questo geode, stranamente senza cavità interne, caratteristica che distingue queste pietre, presenta invece al suo interno una sezione perfettamente circolare di un materiale durissimo.
Il geode sarebbe stato datato ad almeno 500.000 anni fa.



Nel 1934 venne trovato un martello tra le rocce del Cretaceo di 75 milioni di anni fa.
 Nel 1934 venne trovato un martello tra le rocce del Cretaceo di 75 milioni di anni fa.
Queste interessanti fotografie sono di un martello trovato in Texas nel 1934. La sua testa in ferro e manico in legno sono solidificati in pietra arenaria. Gli studimetallurgici dimostrano che è stato costruito con un tipo  di ferro che non sarebbe potuto esistere in quelle condizioni atmosferiche.
Si ritiene che prima del diluvio la nostra atmosfera avesse la densità di  corrente compressa di circa 2 volte, e nessuna radiazione ultravioletta. Nel giugno 1934, la famiglia Hahnha scoperto una roccia,  posizionata libera su una sporgenza accanto a una cascata al di fuori di London, cittadina del Texas. 
Il sito risale a milioni di anni fa, una roccia quindi del periodo Cretaceo. Notando questa roccia, la loro attenzione fu attirata da un pezzo di legno che sporgeva da essa. La  roccia fu in seguito spaccate e così il martello con manico in legno venne alla luce insolita strumento da carpenteria ritrovato ìè composto del 96% di ferro, 2,6%di cloro e 0,74% di zolfo (niente carbonio). Il ferro sembra essere molto puro, senza presena di bolle. La cosa particolare è che l’induztria moderna, non riesce a produrre oggetti di questa qualità, come testimoniano i risultati dei test che mostrano le bolle e le variazioni di densità. Come faceva ad esistere un martello di 75 milioni di anni fa? Anche perchè non è un oggetto o una roccia che può assomigliare ad un martello, è evidentemente un martello! Il mistero resta.
LA PILA DI BAGDAD
Nel Museo di Bagdad, Iraq, si trova un oggetto, risalente a circa il 248 aC.-226dC., che nel 1938 ha lasciato molto sconcertato l'archeologo tedesco Ing. Wilhelm Konig, Direttore del Museo stesso, quando lo ha scoperto. Si tratta di un vaso di argilla gialla alto poco più di 15 cm. contenente un cilindro di rame la cui sommità era saldata con una lega di piombo-stagno, come le migliori saldature di oggi. Il fondo del cilindro era tappato con un disco di rame e sigillato con bitume così come la parte superiore dove, al centro, si trovava un'asta di ferro che mostrava segni di corrosione da un qualche acido. Praticamente i componenti di questo oggetto hanno fatto subito pensare all'Ing. Konig di trovarsi in presenza di una antica pila

A Dorchester, nel Massachusetts, nel 1851, durante dei lavori di demolizione, un'esplosione spaccò un masso di roccia rivelando, all'interno, un oggetto a forma di campana. L'oggetto era alto circa 10 cm, fatto con un materiale sconosciuto, sembrerebbe una lega di zinco-argento, intarsiato con motivi floreali. La roccia che lo conteneva risaliva ad almeno 600 milioni di anni.





UNA CANDELA PER MOTORE A SCOPPIO?


Il geode è una pietra che presenta al suo interno dei cristalli di minerali diversi. Ebbene, grande è stato lo stupore di un appassionato di geodi che ad Olancha, California, ne trovava uno che, dopo averlo tagliato con un'apposita sega, presentava all'interno un oggetto indiscutibilmente artificiale. In pratica l'oggetto presentava un nucleo di metallo circondato da un materiale simile a ceramica con una copertura in legno. L'oggetto, sottoposto ai raggi X,  sembrerebbe una candela di accensione del motore di un'auto. Questo geode si è formato almeno 500 mila anni fa.

VITI PREISTORICHE


La Macchina di Anticitera
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Un esempio potrebbe essere un oggetto spesso definito come il primo computer meccanico del mondo. Risale a più di 2mila anni fa. La “Macchina di Anticitera” fu rinvenuta nel 1900 da alcuni raccoglitori di spugne, mentre si immergevano al largo di una piccola isola dell’Egeo chiamata Anticitera. Trovarono un relitto sul fondo del mare e al suo interno una scatola incrostata dai coralli, composta di una lega metallica. Fu portata al museo di Atene, dove solo 50 anni dopo fu possibile fare una scansione della scatola ai raggi X e distinguere delle rotelle dentellate a incastro collegate fra di loro, dandoci una buona immagine di cosa fosse questo dispositivo: un computer, una macchina davvero sofisticata. Il congegno è un meccanismo originariamente contenuto in un involucro di legno, dalle misure di 30×15 centimetri che per molto tempo la scienza non è riuscita a catalogare. Si tratta di un oggetto tecnologico di altissima precisione e che aveva prevalentemente funzioni astronomiche. La macchina è stata studiata nel dettaglio per misurare i movimenti di sole e luna, le eclissi, i loro rapporti di moto e addirittura le lunazioni. E come se non bastasse, la macchina serviva probabilmente anche a definire il calendario delle Olimpiadi. Il mistero della macchina è tutto in questa sua precisione fuori dall’ordinario. E’ infatti costruita con materiali comuni per il tempo e le misurazioni sono limitate ai pianeti visibili dalla terra senza ausilio di strumenti particolari. Ma il livello di dettaglio rimane stupefacente: è confermata la capacità del dispositivo di calcolare persino i ritardi nei movimenti lunari, per via dell’orbita ellittica, con un opportuna progettazione e un ingranaggio dedicato. Nelle iscrizioni sulla macchina ci sono i nomi di Venere e Mercurio, ma ci sono studiosi che sostengono che la macchina di Anticitera possa in realtà rivelare informazioni anche su altri pianeti. La macchina viene definita dalla scienza come tecnicamente molto più complessa di ogni altro dispositivo ipotizzabile e rinvenuto per almeno mille anni successivi alla sua datazione. Un tale livello di complessità può significare che chi l’ha costruita fosse ad uso a questo tipo di lavoro: non sarebbe quindi un esemplare unico, ma qualcosa che inevitabilmente viene da una storia lunga. [Vedi articolo su Repubblica]. Si pensa che l’oggetto risalga al 200 a.C. Data la sua complessità, superiore a qualsiasi orologio svizzero contemporaneo, la Macchina di Anticitera è da considerarsi un’anomalia. Chi può averlo creato? E per cosa veniva usato?Quando gli archeologi cominciarono ad esaminarlo negli anni ’50, dissero che era inconcepibile che gli antichi greci avessero realizzato una macchina così complicata. Dissero che era come trovare un jet a reazione nella tomba di Tutankhamon.
Le lampade di Dendera
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Ancora più antiche della Macchina di Anticitera, sono le incisioni su un muro nel complesso monumentale di Dendera, in Egitto. Ad alcuni, questi strani disegni sembrano raffigurare oggetti comunemente utilizzati nella nostra epoca. Le raffigurazioni si trovano in una cripta sotterranea segreta, alla quale solo i più alti sacerdoti avevano accesso. La cripta è un posto molto angusto, con il soffitto molto basso e con una temperatura ambientale molto alta. Sulle pareti della cripta ci sono alcuni rilievi che sembrano rappresentare quelle che sembrano delle enormi lampade a filamento. Guardando le immagini e considerando l’oscurità della cripta, la domanda sorge spontanea: “Gli egizi come illuminavano l’interno delle loro tombe?” Secondo l’archeologia tradizionale, gli antichi egizi usavano delle torce per illuminare le camere di tombe e templi. Eppure, sui soffitti non c’è la minima traccia di fuliggine o residui di fumo. Inoltre, all’interno di quelle tombe, non c’è ossigeno a sufficienza per alimentare la fiamma di una torcia. Ma se non usavano le torce, in che modo illuminavano i vani e i lunghi corridoi oscuri? Un’altra teoria era che la luce del sole veniva direzionata dall’esterno con l’ausilio di specchi di rame. Alcuni archeologi provarono a riprodurre la tecnica proposta da questa teoria, ma purtroppo fallirono perché dopo pochi angoli la luce del sole si dissipava completamente, in quanto gli specchi di rame non erano in grado di riflettere pienamente la luce del sole. E allora, come erano illuminati gli interni degli edifici egizi? L’unica soluzione a cui possiamo pensare è a una qualche fonte di luce artificiale, per esempio una lampadina ad incandescenza. Nella cripta sotterranea di Dendera, troviamo dei rilievi che raffigurano tali lampadine. Gli egittologi classici hanno dovuto trovare a tutti i costi una spiegazione, anche la più banale, alle raffigurazioni di Dendera. Secondo l’archeologia classica non è possibile che si tratti di dispositivi elettrici. Secondo questi studiosi, le raffigurazioni rappresentano un fior di loto e le linee che lo circondano e che sembrano dare forma ad una lampadina, in realtà rappresentano il profumo del fiore di loto. Paradossalmente, è più semplice la spiegazione che vuole che gli egizi avevano scoperto la corrente elettrica e avevano imparato uno dei modi possibili di utilizzarla. Anche perchè il principio di funzionamento di una lampadina ad incandescenza non è così complicato come si crede: c’è bisogno di una corrente elettrica che attraversi un materiale metallico che, scaldandosi, emette una radiazione luminosa. Il filamento delle nostre lampadine è di tungsteno il quale, al passaggio delle corrente, si scalda fino a produrre una radiazione luminosa molto intensa.
L’Uccello di Saqqara
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A Saqqara, in Egitto, sorge la famosa piramide a gradoni di re Gioser. Con un’età di oltre 4 mila anni, è la più antica delle 97 piramidi d’Egitto. Saqqara è famosa anche per essere uno dei complessi funerari più antichi d’Egitto, guadagnandosi il soprannome di “Città dei Morti”. E’ qui che nel 1891 alcuni archeologi francesi riportano alla luce una tomba antica contenente i resti di Pa-di-Imen, un funzionario di corte del III secolo a.C. Fra i vari reperti, viene ritrovato un piccolo modellino in legno di quello che sembra un uccello, vicino ad un papiro su cui era scritto “voglio volare”. Il manufatto viene inviato al museo del Cairo dove le autorità lo sistemano insieme ad altre statuette di uccelli. Lì vi rimane, senza suscitare particolare attenzione, fino al 1969 quando l’egittologo Khalil Messiha, esaminando la collezione di uccelli, non nota che nell’uccello di Saqqara c’è qualcosa di molto diverso dagli altri. Da una parte sembrerebbe un uccello, con gli occhi e il becco tipici di un volatile. Dall’altra, le ali non sono quelle di un uccello, infatti sono modellate verso il basso e, il loro spesso tende a diventare più sottile verso l’estremità. E’ un design aerodinamico molto moderno. Infine, gli uccelli non hanno il timone in quanto non ne hanno bisogno a causa della loro conformazione aerodinamica, perciò si pensa che questo manufatto non rappresenti un uccello, bensì una macchina volante, un aeroplano! Gli antichi egizi, dunque, sapevano volare? Nel 2006, l’esperto di aviazione e aerodinamica Simon Sanderson, ha costruito un modello in scala dell’uccello di Saqqara, cinque volte più grande dell’originale, per testare la possibilità che si tratti realmente di un aeroplano. Ebbene, ponendo il modello in scala in una galleria del vento, Senderson si è reso conto che l’Uccello di Saqqara è in grado di volare. I test dimostrano che il manufatto è la riproduzione in scala ridotta di un aliante altamente sviluppato ed è simile ai progetti utilizzati anche oggi. Anche alcuni modelli informatici confermerebbero l’idoneità al volo dell’Uccello di Saqqara. Ma c’è un altro problema da considerare: se l’aliante era in grado di volare, in che modo avveniva il lancio? Oggi viene utilizzato un aereoplano da traino, che trascina l’aliante in aria e poi lo sgancia raggiunta l’altitudine necessaria. Come avrebbero fatto gli antichi egizi a far volare l’uccello di Saqqara? Alcuni studiosi, ipotizzano che l’aliante fosse spinto in area grazie all’ausilio di una potente catapulta, capace di proiettare l’aliante ad alta quota. Gli archeologi egizi hanno confermato che gli antichi egizi possedevano le capacità tecniche per costruire un simile congegno. Anche oggi, uno dei sistemi utilizzati dagli appassionati di alianti, è quello di lanciarsi in aria con l’ausilio di corde elastiche, utilizzando un principio simile a quello della catapulta. Ma se l’Uccello di Saqqara può volare, gli antichi egizi come acquisirono una tecnologia simile? Secondo i Teorici degli Antichi Astronauti, l’Uccello di Saqqara è una delle prove più rilevanti del fatto che in passato, antichi viaggiatori alieni, abbiano incontrato i nostri antenati e trasmesso cultura, tecnologia e conoscenza, passando da una cultura primitiva, ad un più altamente sviluppata. Ma l’Uccello di Saqqara, come la Macchina di Anticitera, le Lampade di Dendera e la Batteria di Baghdad, potrebbe anche essere l’ultimo simbolo di una ancestrale civiltà umana antidiluviana, andata distrutta in un qualche cataclisma cosmico di migliaia di anni fa. I superstiti di questa civiltà “atlantidea” avrebbero potuto trasmettere la conoscenza e la cultura alle generazioni primitive post-diluviane, nel tentativo di ricostruire la civiltà umana. Tutte queste possibilità, cambiano di molto il nostro punto di vista sulle civiltà antiche.

E ANCORA....

UCCELLO DI BOGOTA'
VIMANA INDIANO

E.......
TUTE SPAZIALI



4 commenti:

  1. Non hai visto niente se non hai letto il mio blog che da la spiegazione a questo e di altri misteri:

    http://viaveritavita-rasthafari.blogspot.it/

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  2. Questo commento è stato eliminato dall'autore.

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  3. Siamo proprio sicuri che il monolito nero contenga delle ruote dentate e non degli organismi fossilizzati? Il loro aspetto ricorda molto quello di un' alga marina attuale: l'Acetaqbularia acetabulum. Guarda l' immagine di questo link e confrontala con la foto del "monolito".

    http://scienceblogs.com/pharyngula/2016/02/12/the-structuralist-heresy/

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